La festa più gioiosa dell’anno, il Carnevale, quest’anno è stato caratterizzato da una parentesi poco felice sui coriandoli: in alcuni comuni della Sicilia sono stati infatti utilizzati coriandoli realizzati non con la classica carta, ma in plastica metallizzata.
Quintali di particelle indistruttibili dunque che, con le piogge che in questi giorni si sono abbattute sulle coste tirreniche, sono già finite in mare. La conseguenza sarà che i pesci le mangeranno scambiandole per scaglie di cibo, contaminando il sistema marino e alterando la catena alimentare.
Mentre tanto si sta facendo per sostituire i materiali biodegradabili alla plastica, poiché le vecchie buste costituiscono gran parte dei rifiuti che infestano il Mar Mediterraneo, quest’anno si presenta un ulteriore problema per il già grave inquinamento ambientale.
Come non mai quest’anno le tenenze della guardia di Finanza del territorio hanno svolto operazioni di sequestro di articoli carnevaleschi (non solo coriandoli, ma anche maschere, bombolette spray, ed altri oggetti in plastica) non conformi agli standard di sicurezza imposti dalla normativa, ma queste vere e proprie bombe ecologiche sono sfuggite ai controlli delle forze dell’ordine.
Colti alla sprovvista i sindaci di alcuni comuni dei Nebrodi che, come ogni anno dopo carnevale, faranno la pulizia straordinaria delle strade e dei tombini, e per gli anni a venire attueranno un’opera di sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno insieme alla polizia municipale.
Ma anche i classici coriandoli non sono biodegradabili né fatti di carta riciclata. Essere ecologisti oggi significa dunque anche combattere con le tradizioni, anche se non sarà moralmente etico cancellare una festa secolare come il carnevale in nome del rispetto dell’ambiente.
Fa però riflettere che, mentre il carnevale è già finito, nella migliore delle ipotesi i coriandoli rimarranno ad infestare i nostri spazi ambientali per oltre 2 mesi, e nella peggiore finiranno nel nostro stomaco.