venerdì, Novembre 22, 2024

Truffe informatiche in tutta Italia, cinque persone arrestate

All’alba di oggi, nelle Province di Reggio Calabria e dell’Aquila, i Carabinieri del Comando di Provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Messina su richiesta della Procura della Repubblica peloritana, guidata dal Procuratore Maurizio De Lucia, a carico di 5 persone ritenute responsabili – a vario titolo – di associazione per delinquere finalizzata alla frode informatica, accesso abusivo a sistema informatico o telematico e sostituzione di persona.

Contestualmente, alla misura cautelare personale è stata data esecuzione anche ad un decreto di sequestro preventivo, disposto nei confronti dei conti correnti e depositi bancari nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di oltre 1,2 mln. di euro.
Il gruppo di cyber criminali, con base nella fascia ionica reggina era attivo sull’intero territorio nazionale, specializzato nel sottrarre ingenti somme di denaro da diverse centinaia di conti correnti bancari “on line”.

Le investigazioni, in particolare, hanno dimostrato come gli indagati fossero in grado di modificare, sui principali siti web istituzionali (Telemaco Infocamere, www.inipec.gov.it, www.registroimprese.it, etc..), gli indirizzi di posta elettronica certificata (p.e.c.) di alcuni tra i più noti istituti di credito nazionali ed esteri, sostituendoli con quelli di analoghe caselle di posta certificata, denominate in modo del tutto simile alle originali, appositamente attivate su provider specializzati e intestate a soggetti ignari o inesistenti. Nel corso dell’inchiesta è stato accertato che, mediante tale espediente, i pirati informatici riuscivano, da un lato, ad interporsi tra i titolari dei conti correnti “on line” e i rispettivi istituti – secondo una modalità di attacco cibernetico nota come M.I.T.M. (man in the middle) – e, dall’altro, ad entrare in possesso delle credenziali di accesso ai rapporti finanziari, utilizzando le quali disponevano una sequenza di operazioni “home-banking” in favore di ulteriori conti bancari, intestati a ignare vittime di furto d’identità ma gestiti dagli stessi appartenenti alla banda. Gli indagati attivavano presso i provider delle caselle di posta elettronica certificata (PEC) con indirizzi del tutto simili – differenti magari solo per il dominio su cui erano attivate – a quelle effettivamente in uso ad alcuni istituti di credito. Ad esempio è stata creata la mail fraudolenta ingdirect@pec.it al posto di quella ing.bank@legalmail.it oppure quella fraudolenta chebanca@pec.it al posto di chebanca.pec@legalmail.it. Queste caselle di posta certificata erano attivate, sempre via web, fornendo delle false identità, talvolta completamente inventate e talvolta rubate ad ignare vittime, senza che vi fosse alcun controllo né sulla reale identità di colui che le attivava né sul suo titolo ad operare in nome e per conto di quell’istituto di credito.
ancora una volta, utilizza l’identità rubata ad una vittima per spacciarsi per il funzionario della banca. Questi blandisce l’uomo facendogli intendere di potere risolvere in tempi rapidi il problema della successione alla moglie nel conto corrente e gli propone, per accelerare le procedure, di fornirgli i codici per operare via internet sul conto della defunta al fine di fargli incassare immediatamente le somme depositate mediante un giroconto sul conto corrente dell’uomo. L’anziano, per sua fortuna, gli fornisce dei codici sbagliati ed allora TRICARICO gli suggerisce di recarsi in filiale per farsi consegnare dei nuovi codici per operare on line dal momento che quelli erano bloccati. L’uomo si reca presso la filiale ma qui interviene l’impiegata della banca, salvandolo dal truffatore, poiché contatta TRICARICO, sempre sotto le sue false generalità, e gli chiede ragione della procedura anomala suggerita al cliente. TRICARICO si giustifica goffamente e da quale momento non risponde più alle ulteriori chiamate che gli vengono indirizzate. Il provvedimento cautelare eseguito oggi ha interrotto l’attività criminale in corso evitando che ulteriori vittime potessero cadere nella rete dei truffatori. Le perquisizioni ed i sequestri potranno fornire ulteriori elementi investigativi ricavati dall’esame del copioso materiale informatico acquisito e dall’analisi dei flussi finanziari dei conti correnti sequestrati anche perché si ha motivo di ritenere che parte dei proventi illeciti siano stati investiti nell’acquisto di bitcoin, la moneta virtuale utilizzata anche per effettuare acquisti di armi e merci illegali nel deep web.
Ai domiciliari sono finiti
1.        TRICARICO Giuseppe Cesare, 37enne il 11.4.1981 di Gioiosa Ionica (RC)2.        TRICARICO Davide, 33enne, di Grotteria (RC)

3.        AMEDURI Nicola, 35enne di Gioiosa Ionica (RC)

4.        PORPORINO Nicodemo, 54enne di Grotteria (RC)

5.        CANCELLI Antonello, 35enne della provincia dell’Aquila.

 

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