sabato, Novembre 23, 2024

Vaccini, libertà di espressione e pubblicità che dividono

cartello novax

Nei mesi scorsi ci eravamo occupati di una furibonda polemica innescata dalla presenza di un cartellone pubblicitario apparso a Sant’Agata Militello e posizionato da una associazione contraria alla vaccinazione obbligatoria.
Un argomento spinoso del quale torniamo ad occuparci in virtù di una lettera inviata alla nostra redazione e relativa ad una recente sentenza del tribunale di Modena.
Pubblichiamo integralmente l’intervento del nostro lettore che aveva sollevato il caso.

Egregio Direttore,

qualche mese fa Le scrissi una lettera dove denunciavo la presenza sul territorio di Sant’Agata Militello di un vergognoso cartellone contro i vaccini firmato da una nota pseudo-associazione novax.
Nella lettera sostenevo essenzialmente due cose. La prima: chi non ha titoli non può continuare con questa campagna disinformativa basata su bugie e terrorismo psicologico. La seconda: di medicina devono parlare scienziati e medici, e la nostra salute e quella dei nostri figli va affidata ad essi.
Questo è quello che più recentemente hanno sostenuto anche personaggi pubblici come Jovanotti e Zaytsev.
Dopo la pubblicazione della mia lettera si è scatenato un mezzo putiferio: mi hanno segnalato sui social, ho ricevuto insulti e, addirittura, qualche novax mi ha persino minacciato. Niente di grave, me l’aspettavo. D’altronde quando ci si espone bisogna accettare, nei limiti del possibile, le reazioni.
Fatta questa premessa è notizia di oggi la condanna a Modena di un’altra pseudo-associazione novax per un altro cartellone dello stesso tenore. Nella fattispecie il GIP ha stabilito che la diffusione di false notizie, che procurano allarme nella società, è reato; quindi ha condannato chi aveva fatto affiggere i cartelloni.

Questa notizia dimostra che la “libertà” di espressione, sacra per tutti noi, è lecita fino ad un certo punto: infatti in un passaggio della sentenza il giudice afferma che “il diritto di critica non legittima la falsificazione della realtà” e mi sembra che in questo modo si sia stato centrato pienamente il punto e la differenza tra critica e mistificazione.

Infine, la sentenza ha dimostrato indirettamente anche un’altra cosa, che ovviamente vale solo per me e che mi fa sentire meno Don Chisciotte contro i mulini a vento: la mia denuncia dell’epoca non solo era fondata ma era persino giusta. Perché, vale la pena ricordarlo, ci sarà un giudice a Berlino.

Un caro saluto da parte di un Suo affezionato lettore

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