A diversi mesi dalla morte di Tiziano Granata e di Rino Todaro, due poliziotti in servizio al commissariato di Sant’Agata Militello scomparsi a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, non si è ancora rimarginata la ferita di una vicenda che ha lasciato dietro di sé molti dubbi e incertezze.
A rimarcarlo è stata Lorena Ricciardello, compagna di Granata, che insieme al padre di Todaro, è stata ospite per ricevere una targa commemorativa, sul palco della manifestazione “Diventerò una stella”, format ideato dall’Associazione “Friends Music Academy” di Rocca di Capri Leone e fortemente voluto dalla giornalista Maria Vitale. Di fronte a politici, amministratori e tanti ospiti, tra i quali anche il presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Giulio Francese, Lorena si è interrogata ad alta voce su quello che sta succedendo intorno al caso dei due agenti a suo dire “uccisi”, sulle reazioni a catena, che avrebbero a suo dire innescato quelle morti. Con voce diretta Lorena ha chiesto a tutti di dare risposte su che fine abbiano fatto “la Squadra”, intesa come quella dei “poliziotti vegetariani“, dove militavano appunto Tiziano e Rino sotto le direttive del vicequestore Daniele Manganaro, e le indagini che stavano conducendo. “C’è silenzio, nessuno parla della Squadra” ha affermato, facendo riferimento pure al ruolo dell’informazione e ricordando il caso recentissimo di Magda Scalisi e prima la vicenda di Giuseppe Antoci – sembra costruirsi un teorema ad arte, quello dell’essere perdenti e che non conviene stare con questi, ma – aggiunge, chiarendo che in questo per lei la stampa ha un ruolo determinante – non bisogna mai fermarsi davanti ai muri di gomma”. A queste parole, ha risposto il presidente dell’Odg Sicilia, rassicurandola che i media ci sono e che spesso pagano a caro prezzo la voglia di informare, citando come esempio i giornalisti sotto scorta e quelli ammazzati. La compagna di Granata, ha proseguito il suo sfogo anche a microfoni spenti e ha sottolineato che è importante dare ai cittadini, alla gente, all’opinione pubblica, l’informazione giusta, non quella edulcorata che piace al potere. Si chiede perché nessuno oggi si interroga, si domanda dove stia la Politica, reclama informazione, verità e giustizia, e alza il velo su equilibri tra politica e istituzioni. Non ha remore infine nel sostenere che ha “paura” dei paventati spostamenti di comodo, delle mezze verità, dei caffè compiacenti. “Sarebbe bello che la commissione antimafia mi ascoltasse – conclude Lorena – e che Mario Michele Giarrusso parlasse un poco con me”.