Serviranno tempi lunghi e soprattutto grossi investimenti iniziali per seguire la direzione indicata ieri dal sindaco di Torrenova, Salvatore Castrovinci, in materia di rifiuti.
Ma almeno il primo cittadino ha avuto il coraggio di aprire il dibattito su un sistema, quello attuale del porta a porta, destinato a portare gli enti locali al dissesto, con costi di gestione spaventosi e scarsissima capacità di riscossione degli stessi comuni.
Per carità, gli enti locali di colpe ne hanno tante, ma in questo caso c’è anche la grossa responsabilità dei cittadini che pretendono un servizio ma non vogliano pagarlo.
Torrenova, comune oltretutto abbastanza piccolo e più facile da gestire, non va oltre il 50% di utenti che pagano. Il resto lo fanno contratti che andrebbero rivisti e soprattutto sottoposti a controlli più rigidi. Il sindaco di Torrenova ha dunque annunciato nuove misure necessarie affinchè venga contenuta la spesa a cominciare al passaggio alla tariffa puntuale della raccolta perche i cittadini devono pagare quello che effettivamente conferiscono. Ma ci si chiede, non era già in contratto con la consegna dei nuovi kit con i codici a barre così come la distribuzione di compostiere?
Anche l’eliminazione del porta a porta pare una strada interessante, ma in questo caso serve la mano pesante sui cittadini che non collaborano e quella nei confronti del personale che rappresenta uno dei costi più alti per il servizio.
Infine, e forse è l’aspetto più importante, servono impianti per il trattamento dei rifiuti. Ogni comune, o consorzio, deve assumersi la propria responsabilità e sfidare persino l’impopolarità di comitati di protesta e associazioni. Servono strutture al più presto
per evitare il trasferimento a centinaia di chilometri di distanza dell’immondizia raccolta e per supplire alla mancanza di stazioni di compostaggio.
«Abbiamo individuato tre siti nella zona tirrenica – spiega proprio in queste ore il presidente della Srr Santi Briguglio Polò – nei quali è possibile realizzare un impianto per l’abbancamento dei rifiuti di almeno 600.000 tonnellate. Annesso vi sarebbe un sistema di trattamento meccanico biologico che potrebbe essere utile anche per il secondo impianto, quello che dovrebbe smaltire la frazione organica e che dovrebbe avere una capacità di 80.000 tonnellate annue».
Se possibile i due impianti nasceranno in un unico polo realizzato in uno dei tre siti che saranno verificati in questi giorni, altrimenti saranno divisi in due luoghi diversi. La prima struttura, quella che eviterà i viaggi quotidiani fino alla provincia di Catania per il conferimento dell’immondizia, ha un valore di circa 24 milioni, la seconda di 8 milioni.
Fra i progetti presentati alla Regione dalla Srr, uno potrebbe essere quello di Santa Teresa di Riva per il compostaggio (2,3 mln il costo), un altro, dello stesso tipo, a Roccalumera (3,3 mln). Previste anche due strutture per la selezione della frazione secca da raccolta differenziata: a Milazzo e Barcellona (valore di 6,5 milioni). Uno simile immaginato a Furci. Altri impianti, più grandi, potrebbero sorgere sempre a Santa Teresa e a Venetico.
Non è difficile presagire che ogni comunità chiamata ad ospitare un impianto si ribellerà e parlerà di inquinamento (come se far viaggiare centinaia di camion a destra ed a manca carichi di rifiuti fosse ecologico) ma è un passo doveroso, al pari di un forte incremento della differenziata, per mettere anche la Sicilia al passo con il resto del mondo.