Tutti presenti durante la messa solenne dei festeggiamenti della santa patrona di Santo Stefano di Camastra, la Madonna dei Sette Dolori, per ascoltare quanto scritto nel protocollo per la riapertura, dopo circa 50 anni, della Chiesa del “Calvario”, alla pubblica fruizione ed ai riti di antica tradizione, più sentiti dalla collettività stefanese.
Rimasta danneggiata e pericolante a seguito del terremoto nella zona del 31 ottobre 1967, andata perduta a causa di un incendio del 1972, la chiesa, residenza della Madonna del Calvario, è stata definitivamente sgomberata con ordinanza sindacale nel novembre 1991, a seguito della tromba d’aria che ne ha danneggiato la cupola impreziosita da inserti ceramici. Chiesa sacramentale, realizzata agli inizi dell’800, al posto della cappella del convento dei Cappuccini, non appartenente alla parrocchia, l’edificio è di proprietà della famiglia Sergio in quanto ricostruito per iniziativa dell’allora arciprete di Santo Stefano di Camastra, monsignor Giovanni Sergio, divenuto successivamente vescovo della diocesi di Cefalù. Da sempre legati come famiglia al rispetto della Chiesa del Calvario, gli eredi Sergio l’hanno sottoposta ad interventi di restauro e consolidamento e nel 1992 è stata dichiarata, con decreto dell’assessorato regionale dei beni culturali, bene di particolare interesse storico-artistico. L’architetto Angelo Pettineo, come riportato nel protocollo della convenzione per la riapertura, “l’edificio religioso, storico, artistico è considerato il Pantheon della città, per la conservazione delle memorie e delle spoglie dei cittadini emeriti , con chiari riferimenti ai loro ruoli e alle loro implicazioni con le vicende storiche di Santo Stefano di Camastra”. Per mantenere il legame con la cittadinanza stefanese la famiglia Sergio ha affidato alla parrocchia la custodia della statua della Madonna dei Sette Dolori, quanto sono le spade che ne trafiggono il cuore, immagine che colpisce ed emoziona fedeli, devoti e tutte le persone che assistono alle processioni religiose di grande richiamo di folla, come è accaduto domenica sera. Hanno sottoscritto il documento di protocollo di riapertura dell’edificio religioso e del ripristino delle antiche funzioni liturgiche legate alla chiesa, l’arciprete Calogero Calanni, l’ingegnere Giovanni Sergio ed il sindaco Francesco Re, fervente promotore dell’iniziativa e che sottoporrà la convenzione all’approvazione del consiglio comunale durante la riunione fissata per domani sera. Per testimoniare l’importanza storica, religiosa ed anche di profilo sociale, non solo per la città, ma anche per tutto il territorio provinciale, erano presenti all’evento, autorevoli rappresentati istituzionali particolarmente legati alla comunità locale, il vice presidente del governo regionale, Gaetano Armao, l’assessore regionale alle autonomie locali, Bernadette Grasso, il commissario alla provincia di Messina, Filippo Ribaudo, insieme ad oltre venti sindaci delle comunità dei Nebrodi, ed ai dirigenti delle forze dell’ordine.
Nino Dragotto