Sette anni ed una multa di 100.000 euro. Si è concluso con questa sentenza il processo nei confronti dell’ex giudice Gaetano Maria Amato, messinese, finito in un’inchiesta su una rete nazionale di scambio di materiale dal contenuto pedopornografico. Amato è stato condannato a 7 anni con il rito abbreviato dal gup Salvatore Mastroeni che ha previsto
anche ad una multa salata concedendo le attenuanti generiche. Produzione e diffusione di materiale pedopornografico e violenza sessuale sono i reati contestati nell’inchiesta della procura di Messina diretta dal procuratore Maurizio De Lucia. Si chiude dunque il processo di primo grado per questa brutta storia venuta a galla ad ottobre dell’anno scorso al centro di una delicata indagine della polizia postale. Secondo il quadro tracciato dall’indagine Amato, avrebbe diffuso in rete le immagini di due ragazze minori di 16 anni e scaricato da internet materiale pornografico con fotografie di adolescenti, inoltre avrebbe partecipato a chat con altre persone interessate allo scambio di foto. Infine la Procura gli contesta anche
di aver palpeggiato una delle adolescenti riprese. Sarebbe accaduto mentre la ragazza dormiva. Per queste accuse i pubblici ministeri Giovannella Scaminaci e Roberto Conte – i magistrati che hanno coordinato l’inchiesta – hanno chiesto la condanna a 9 anni e 4 mesi. Il giudice lo ha condannato a 7 anni, inoltre lo ha dichiarato interdetto «in perpetuo dai pubblici uffici e per la durata della pena in interdizione legale». Amato è stato difeso dall’avvocato Salvatore Silvestro. Le indagini che hanno portato al magistrato messinese, finito ai domiciliari presso una comunità, erano partite da Bolzano dove la Polizia postale, su delega della procura di Trento, da mesi indagava su una rete nazionale nell’ambito dell’operazione denominata «Black shadow».
Dopo l’arresto il magistrato, che era in servizio presso la corte d’appello di Reggio Calabria, è stato sospeso dalle funzioni dal Csm e sottoposto ad un procedimento disciplinare.