“ Il Decreto Sicurezza approvato dal Senato, rischia di creare strutture detentive etniche, incrementando le tensioni sociali”.
Arriva da “Articolo 1- Movimento Democratico e Progressista”, che ha nel giornalista e deputato regionale Claudio Fava il suo maggior esponente in Sicilia, l’appello, rivolto ai Consigli Comunali del messinese, a difendere il sistema SPRAR, come già avvenuto a Torino, Bologna, Firenze e Palermo. In nota inviata da Marcello Corrao, componente di MDP Coordinamento Nebrodi, l’invito rivolto ai civici consessi dei Comuni messinesi che hanno positivamente sperimentato il Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati, è quello di approvare specifici ordini del giorno finalizzati a bloccare le nuove misure previste, impegnando i Sindaci a chiedere al Ministro Salvini e al Governo di sospenderne gli effetti, almeno in via transitoria fino a conclusione dell’iter parlamentare ed a chiedere un confronto con le città italiane sull’impatto che la legge avrebbe in termini economici, sociali e di sicurezza del territorio. MdP pone l’accento sugli effetti che produrrebbe la cancellazione della protezione umanitaria nei confronti delle vittime di tratta e dei minori non accompagnati, “privandoli di fatto della possibilità di accedere ad un permesso di soggiorno umanitario, lasciando migliaia di perseguitati privi uno status legale su suolo italiano, con il rischio di spingerli nella mani della criminalità”. Il testo del decreto, aggiunge MdP, punta a smantellare il sistema di accoglienza, lo SPRAR, gestito dai Comuni che ha realizzato, invero, risposte strutturate ed ordinarie, non emergenziali, con percorsi di integrazione efficace, fondandolo sulle piccole accoglienze. Il provvedimento che è passato al Senato, invece, riduce il sussidio a favore degli immigrati da 35 a 19 euro per i CAS, fornendo solo vitto e alloggio e favorendo così i grandi complessi gestiti da privati e presidiati dalle forze d’ordine. Il rischio? Creare vere e proprie strutture detentive etniche. Secondo MDP, la sostanziale cancellazione del sistema statale di accoglienza violerebbe anche la Direttiva comunitaria n. 33 del 2013, il che comporterebbe per il nostro Paese l’avvio dell’ennesima procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea.