Prenderanno il via lunedì a Messina gli interrogatori delle 4 persone finite in carcere ieri mattina nell’ambito di una inchiesta della DDA con cui sarebbe stata portata alla luce una cellula della cosca tortoriciana dei “Batanesi”, il gruppo cresciuto negli anni 90 al crollo delle storiche famiglie del territorio nebroideo.
In carcere, nel corso del blitz portato a termine dai Carabinieri del comando provinciale di Messina, sono finiti Nicolino Gioitta, 50 anni di Alcara, Liborio Mileti, 53 anni di San Salvatore di Fitalia, Antonino Conti Mica 40 anni di Tortorici e Gaetano Liuzzo Scorpo, 39 anni di San Salvatore di Fitalia.
Il gruppo, indagato per associazione a delinquere di tipo mafioso, è ritenuto responsabile di tre estorsioni avvenute nel territorio di Capri Leone, oltre che di spaccio di droga insieme ad altre cinque persone che risultano indagate a piede libero e che sono Carmelo Mangione di San Fratello, Calogero Artale di San Salvatore, Gaetano Catalno Puma di Bronte, Salvatore Pietro Noto di San Filippo del Mela e Sebastiano Perrone di Messina. Un chilo di marijuana e mezzo di chilo di cocaina, quelli che la procura ipotizza siano passati di mano in quelle settimane.
Ritornando alle estorsioni, avvenute nel 2011, è copioso il materiale acquisito agli atti dal parte degli inquirenti grazie alle intercettazioni ambientali.
La notte tra il 6 e il 7 ottobre di quell’anno, l’impresa che si occupa di alcuni lavori di sistemazione della provinciale Rocca – Capri Leone, subisce un attentato con l’incendio di Caterpillar in cantiere. E le cimici dei Carabinieri registrano una fitta conversazione durante la preparazione della bottiglia incendiaria.
Due giorni dopo, in un altro incontro, Gioitta e Liuzzo Scorpo si chiedono perché la notizia dell’attentato non sia ancora stata riportata sulla stampa locale.
Poi, il 3 dicembre, le intercettazioni si fermano a causa del ritrovamento della microspia sulla vettura di uno del gruppo.