Il Tribunale del riesame di Messina ha confermato gli effetti del sequestro di beni per oltre 4 milioni di euro disposto dal gip Simona Finocchiaro e richiesto dalla procura di Messina, a carico di ex amministratori della Tirrenoambiente; fu la guardia di finanza il 5 dicembre 2018 a procedere in tal senso.
In sede di riesame sono stati rigettati i ricorsi presentati contro il sequestro di beni nei confronti di ex amministratori della società mista TirrenoAmbiente, che è proprietaria della dismessa discarica di Mazzarrà Sant’Andrea. I beni si riferiscono all’ex presidente del consiglio di amministrazione, Francesco Cannone, gli ex amministratori delegati, Giuseppino Innocenti e Giuseppe Antonioli e l’ex membro del consiglio di amministrazone Carlo Rosario Noto La Diega, ex amministratore della Gesenu, in rappresentanza della stessa azienda tra i maggiori azionisti privati di TirrenoAmbiente. In questa inchiesta ci sono altri quattro indagati: Antonio Crisafulli, Pietro Cesaro, Pietro Gelfi, e Silvio Gentile. I fatti contestati si riferiscono al 2011-2013 e ad un sistema di false fatturazioni. La TirrenoAmbiente, secondo l’accusa, avrebbe fatto ricorso all’affidamento diretto di lavori, servizi e forniture rivolgendosi o ad aziende che facevano parte della componente privata della società o ad imprese compiacenti che hanno emesso fatture per operazioni inesistenti per oltre 3 milioni di euro.