Si riapre il caso relativo alla morte della giovane studentessa di Naso, Emanuela Pruiti.
La Corte Suprema di Cassazione, ha accolto il ricorso proposto dal Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Messina e dalle parti civili Giuseppe Pruiti Ciarello e AnnaMaria Bertolino, genitori della ragazza rimasta vittima dell’incidente verificatosi il 4 marzo 2007 sull’autostrada A20 Messina-Palermo all’altezza dello svincolo di Milazzo. Con questo pronunciamento, quindi, la Cassazione ha annullato la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Messina nell’ottobre del 2017, con la quale, erano stati assolti dall’accusa di omicidio colposo, Salvatore Siracusa e Gaspare Sceusa. I due, che in primo grado erano stati condannati a Barcellona, restano quindi accusati, nelle rispettive qualità di direttore tecnico di esercizio e di responsabile del settore tecnico del Consorzio Autostrade Siciliane, di avere cagionato la morte della giovane, per avere omesso di eseguire le necessarie verifiche in ordine alla presenza ed alle caratteristiche delle barriere di protezione laterale in corrispondenza del tratto di autostrada teatro dell’incidente.
La giovane vittima stava percorrendo l’autostrada, per fare ritorno a Naso da Messina, dove aveva appena sostenuto gli esami di ammissione alla facoltà di medicina. Giunta nei pressi di Milazzo, per ragioni rimaste mai chiarite, la giovane perse il controllo della vettura scavalcando la protezione laterale, che era assente in corrispondenza della biforcazione dello svincolo e comunque di altezza insufficiente, terminando la propria corsa nel burrone sottostante. La giovane studentessa morì sul colpo.
La Corte di Cassazione ha dichiarato fondati entrambi i ricorsi proposti dal PG di Messina e dalle parti civili rappresentate dall’avvocato Francesco Cacciola, ritenendo la sentenza della Corte peloritana viziata nella motivazione, per non avere tenuto conto degli elementi probatori raccolti nella fase istruttoria, così da risultare apodittica nella parte in cui ha affermato che i due imputati non fossero tenuti ad eseguire le verifiche in ordine alla idoneità delle protezioni laterali in corrispondenza dello svincolo, dove avvenne l’incidente.
Disponendo l’annullamento della sentenza di assoluzione, la Cassazione ha rinviato per un nuovo giudizio alla Corte d’Appello di Reggio Calabria.