Assolto perché il fatto non sussiste. Finisce così, con l’accoglimento della tesi difensiva dell’avvocato Filippo Barbera, il calvario giudiziario di Vito Inghilleri, imputato di falsa testimonianza davanti al tribunale di Barcellona.
L’uomo, un capocantiere di 53 anni, originario di Piana degli Albanesi, era finito nei guai in conseguenza del processo relativo all’operazione “Ponente”, scattata nel 2010 ad opera della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina a seguito delle estorsioni denunciate in relazione ai lavori di riqualificazione del litorale di ponente a Milazzo. Nel troncone principale dell’inchiesta giudiziaria, nata a seguito delle denunce sporte dai titolari della ditta palermitana vincitrice dell’appalto per le estorsioni subite, erano rimasti coinvolti imprenditori dell’area del barcellonese, considerati vicini alla “famiglia” mafiosa dei Barcellonesi, alcuni dei quali avevano anche riportato pesanti condanne per estorsione e tentata estorsione aggravate dal metodo mafioso. Secondo la ricostruzione dell’accusa, in buona parte poi confermata dalle sentenze dei giudici, l’impresa facente riferimento ad un imprenditore palermitano, risultata vincitrice di un appalto da svariati milioni di euro per il rifacimento del Waterfront milazzese, dopo aver subito pesanti minacce, era stata costretta a “piegarsi” alle richieste estorsive avanzate dal locale clan, pagando il “pizzo”. Nella vicenda è rimasto ad un tratto coinvolto pure l’Inghilleri. L’uomo, per un periodo capocantiere della ditta esecutrice dei lavori, era stato proprio colui che, una notte, aveva ritrovato alcune bottiglie incendiarie sui mezzi dell’azienda ed aveva allertato l’imprenditore, sviluppando una serie di contatti anche con altri imprenditori legati all’esecuzione dei lavori. Al successivo processo però, almeno secondo l’accusa, l’Inghilleri avrebbe reso, sotto vari aspetti, falsa testimonianza. Al termine del processo, il pm aveva chiesto la condanna del capocantiere a 2 anni di carcere. A prevalere è stata però la tesi dell’avvocato Filippo Barbera (nella foto), che fin dall’inizio ha difeso l’uomo, chiedendo ed ottenendone l’assoluzione. Secondo la difesa, infatti, non vi sarebbe stata la prova certa che l’Inghilleri avesse mentito nel processo.