venerdì, Novembre 22, 2024

Teatro dei due mari, il 9 agosto in scena “Naufragio”

Naufragio Patti

Venerdì 9 agosto alle ore 21.00, nella suggestiva cornice di Villa Pisani a Patti Marina sarà in scena Naufragio. Un preludio, quattro movimenti, una fuga per la XIX edizione del festival del Teatro dei due mari, organizzato nell’ambito della sezione “Palcoscenici Aperti” del 63° Tindari Festival. Lo spettacolo, scritto e diretto da Auretta Sterrantino è interpretato da Marialaura Ardizzone; le musiche sono composte ed eseguite dal vivo al pianoforte da Filippo La Marca; l’allestimento è di Valeria Mendolia, il progetto audio è di Vincenzo Quadarella.

Naufragio è stato prodotto da QA-QuasiAnonimaProduzioni e ha debuttato all’interno della rassegna “Promontorio Nord”, diretta da Roberto Bonaventura, a Capo Rasocolmo, a Messina ed è andato in scena in prestigiosi festival, come quello del teatro antico di Segesta e quello all’anfiteatro romano di Albano Laziale. La pièce prende spunto dal celebre frammento del poeta lirico greco Simonide di Ceo, Il lamento di Danae, e racconta le stagioni della vita di una donna in lotta con la famiglia e con la società, una donna dal carattere ribelle e forte, ma priva di mezzi per poter affermare il proprio libero arbitrio.

«Naufragio – rivela Auretta Sterrantino – è la metafora della lotta per la libertà e il diritto di esistere. È metafora della vita che cerca la vita. È metafora della gioia di vivere immersi e compenetrati in ciò che ci circonda sebbene ci si scontri con l’egoismo di chi vive solo per autocelebrarsi, mantenere intatto il potere, continuando la propria esistenza secondo leggi di discendenza rigide e preordinate. Costante compagno, interlocutore, amico, specchio e conforto per Danae è il mare, salvifico anche quando apparentemente impietoso».

Naufragio è un testo che si pone con delicata attenzione riguardo al tema della migrazione e della ribellione al potere costituito, sebbene da un punto di vista privilegiato, quale può essere quello di una principessa: un pretesto per rinunciare a facili convenevoli e ribadire il potere del Teatro.

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