Una delle Serie TV più amate e seguite del momento: “13 reason why”, racconta la storia di una ragazza americana che si suicida dopo essere stata perseguitata da alcuni ragazzi e ragazze che l’avevano etichettata, senza una ragion d’essere, come una ragazza “facile”. Video, anche se innocui, scritte, continui richiami alla sua natura di 16enne non proprio illibata, quando poi i fatti non confermavano la realtà.
Ma ormai i bulli si erano spinti troppo oltre e non si poteva fare molto per cambiare il concetto, con i social i pettegolezzi, reali o presunti che siano, volano più veloce delle smentite. Siamo di fronte alLa più classica delle post verità o come diceva sempre mia nonna “fatti a nomina e curchiti.” Alla fine la ragazza si toglie la vita. Ma la finzione non va troppo lontana dalla realtà.
secondo un nuovo sondaggio condotto su oltre 170 mila giovani fra 13 e 24 anni da Unicef sulla Violenza contro i Bambini, Uno su 5 ha riportato di aver saltato la scuola a causa del cyberbullismo e della violenza: 1 giovane su 3 in 30 paesi ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo online. Circa tre quarti degli adolescenti hanno inoltre dichiarato che i social network, fra cui Facebook, Instagram, Snapchat e Twitter, sono i luoghi in cui si verifica più comunemente il bullismo online.
Per cercare di limitare questo fenomeno, ormai divenuto dilagante E’ appena partita la nuova edizione della campagna educativa sui temi dei social network e del cyberbullismo, condotta dalla Polizia postale in collaborazione con il Miur. Sarà un tour di 62 tappe con momenti di informazione ed eventi di città in città. L’iniziativa ha preso il via ieri da l’Aquila, più esattamente dalla scuola primaria “Mariele Ventre” con la partecipazione di circa 1.000 studenti, in rappresentanza di 350 Istituti di tutta Italia. Insieme a loro il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il titolare dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonte, e il capo della Polizia, Franco Gabrielli.
L’obiettivo del progetto è quello di prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un’opera di responsabilizzazione e sensibilizzazione al tema del cyberbullismo. In Italia, dice il Conacy, il Centro italiano per il contrasto al fenomeno, un ragazzo su quattro è stato toccato da episodi di aggressioni in rete e ogni giorno nel 60% degli istituti scolastici vengono rilevati atti di bullismo sia fisico che informatico.
Così come ci sono i bulli che usano violenze fisiche o psicologiche nei confronti dei compagni di scuola o di sport, nella vita virtuale può capitare di imbattersi in persone che usano Internet per esercitare la loro prepotenza. Gli atteggiamenti violenti consistono quasi sempre in offese, insulti, derisione, diffamazione, al fine di mortificare ed emarginare la vittima. In alcuni casi vi è stata purtroppo anche induzione al suicidio. Un altro aspetto del bullismo in rete è l’attivazione di meccanismi di disimpegno morale, come la minimizzazione (gli atti che si sono compiuti etichettandoli come uno scherzo) e la diffusione della responsabilità (Non è colpa mia; lo facevano tutti, oppure: io non ho fatto niente; ho solo postato un messaggio che mi era arrivato ecc).
La tutela penale per i fatti di cyberbullismo è diversificata a seconda delle diverse condotte. Le pene possono andare da 6 mesi a 5 anni se il responsabile è maggiorenne, se invece l’autore dei fatti è minorenne rischierà 6 mesi o 516 euro di pena pecuniaria, a quest’ultima andrà poi a sommarsi l’eventuale risarcimento in sede civile.
Va comunque sottolineato che dietro al bullismo/cyberbullismo ci sono sempre dei disagi psicologici, non solo ovviamente della vittima, ma anche del bullo. Il ruolo dei genitori, è quindi fondamentale. La famiglia deve intervenire nel comprendere gli stati d’animo dei figli, insegnare loro il valore delle regole, dell’autorità scolastica e del rispetto altrui, incoraggiarli a denunciare il fenomeno agli insegnanti e a combatterlo.
Non meno importante è il ruolo della scuola, nella quale deve formarsi un vero e proprio esercito per contrastare il fenomeno del bullismo. Lo studente vittima deve potersi sentire al sicuro ed il giovane bullo deve sapere di essere controllato e punito per i suoi comportamenti. Preside, insegnanti, bidelli, personale amministrativo non devono mai tapparsi gli occhi dinanzi a fenomeni pericolosi come questi.