Il dolce tipico del 2 novembre a Brolo è diventato una tenerissima favola fatta di zucchero e amore, farina e reciproche coccole. E l’impasto egli “scardellini” diventa, non di farina, ma d’affetto e emozioni che lega il rapporto indissolubile tra figlio e genitori.
Una storia che è già un simbolo, che diventa racconto e che si aggiunge alla tradizione di fede e speranza che è intrisa alla trazione siciliana che unisce i dolci, la cucina tradizionale ai miti più arcani.
Le Ossa di Morto, dolci che sorprendono per la loro semplicità e la loro forma, ora a Brolo hanno un nuovo piccolo “segreto” che diventa magia, fede e amore.
Un impasto impossibile da definire, o dargli forme volute, anche se una volta usando apposite formine si cercava di dare al bianco (quando era ancora da lievitare) una sorta di forma d’osso. Ora miracolosamente prende la forma del cuore. Ed il mistero si ripete.
Il 2 novembre è il giorno in cui i più piccini ricevono doni e dolci che, secondo la tradizione, vengono portati durante la notte dai parenti defunti che tornano in visita dei propri cari ancora in vita, lasciando dei regali come ringraziamento per essere rimasti presenti nei loro ricordi.
Le Ossa di Morto, chiamati anche scardellini, si presentano come biscotti appena croccanti – una volta erano molto più duri – costituiti da una base più scura e morbida sormontata da un guscio più duro e chiaro.
Contrariamente a quanto si possa pensare, però, si ottengono con un unico impasto a base di acqua, farina, zucchero e spezie, le cui componenti si separano, in maniera incontrollata e spontaneamente, durante la cottura direttamente nel forno, a causa dell’alta temperatura che questo raggiunge.
Ma torniamo alla nostra storia.
Ninuccio era in ragazzo “speciale”, differente dai suoi coetanei, ma ugualmente amatissimo dai suoi genitori. Seguito, curato, aiutato in un percorso di crescita complesso e difficile, sino alla fine, giunta quando i suoi coetanei stavano prendendo la patente.
Un vuoto incredibile, incolmabile, che diventa per Mimma e Ignazio, i suoi genitori, “presenza” quotidiana e costante.
Così il padre, pasticcere, proprio mentre era impegnato ad impastare e produrre ossa di morto, che hanno bisogno di un lungo procedimento di preparazione, temendo che “l’infornata” non desse i risultati sperati, lo scorso anno, rivolse il suo pensiero al figlio, da poco “andato via”. Quando Ignazio tirò fuori i biscotti dal forno, la parte interna, che con il calore sciogliendosi cola dalla base del dolcetto assumendo la consistenza più morbida prese la forma di un cuore.
Lo stupore fu tanto e l’amore e la commozione cristallizzarono nell’animo di Ignazio e di mamma Mimma quell’attimo che definirono come la presenza confortante e benevola del figlioletto.
E se questo succedeva due anni fa, il ripetersi dell’evento lo scorso anno sembrava già straordinario, ed anche quest’anno si è ripetuto.
Papà Ignazio nel fare il primo impasto ha pensato a Ninuccio. La prima infornata, mercoledì scorso, mise in forno le lunghe strisce di impasto bianco. Anche quest’anno aspettò, in silenzio, e pianse a lungo, abbracciando la “sua” Mimma, quando dal forno vennero fuori, ancora, una serie, inspiegabile, di ossa di morto a forma di cuore.
Il segnale si ripete, e quei simboli sono diventati un messaggio speciale, donato a chi è stato ed è vicino alla famiglia, a chi ne ha abbracciato il dolore.
Per chi sta vivendo l’identico, intenso, struggimento rappresentato dalla perdita di un figlio.
Così, mentre secondo la tradizione popolare durante la notte di Ognissanti i defunti escono dai cimiteri e sfilano in corteo disponendosi in modo che davanti marcino, per primi, coloro che sono morti per cause naturali seguiti, nell’ordine, da chi è morto giustiziato, da chi è morto in disgrazia, da chi è morto improvvisamente e poi da tutti gli altri, si aggiunge la “favola” di Ninuccio che regala ai suoi genitori un simbolo d’amore.
A volte ci vuol poco… credere, senza chiedersi perchè. Vivere l’attimo e perdersi nell’amore.