Malattia, possesso, non accettazione, intolleranza, mancanza di controllo. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui un uomo si arroga il diritto di uccidere una donna.
Oggi la situazione non sembra migliorare rispetto a molto tempo fa, quando di femminicidi non se ne parlava e la violenza era quasi giustificata. Ci si appellava, ad esempio, al delitto d’onore se era la donna a “sbagliare” ed a comportarsi in maniera disonorevole. Negli anni ’80 la legge n’442 ha abrogato tale forma di delitto, ma oggi quale legge tutela davvero le donne? La più recente si chiama “codice rosso”, che introduce nuovi reati, accelera le indagini sui maltrattamenti in famiglia e aumenta la pena per violenza sessuale e stalking.
Oggi, 25 novembre, è la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. La data istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite non è casuale. Il 25 Novembre dell’anno 1960, infatti, furono uccise le sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana che furono uccise dopo aver fatto visita ai loro mariti in carcere. Bloccate da agenti del Servizio di informazione militare, furono portate in un luogo nascosto, torturate, stuprate, massacrate. Ed oggi quante sono le vittime?
L’ultimo report del 2019 diffuso dalla Polizia di Stato “Questo non è amore”, parla di 88 vittime ogni giorno: una donna ogni 15 minuti. Le forme di violenza sono disparate. Quella fisica è episodica, fa presente la Palladino, presidente di D.i.Re – “donne in rete contro la violenza”, mentre quella psicologica è quotidiana, fatta di denigrazione e umiliazioni continue. Il punto è capire che il problema è il potere, la sopraffazione, l’intenzione degli uomini di dover limitare la vita delle donne e poi gli stereotipi di genere. Quelli che vedono l’uomo forte, superiore e la donna debole, inferiore. Eppure anche dietro ogni donna maltrattata si nasconde il coraggio di sopravvivere ad una relazione malata, di non denunciare ma soprattutto di uscirne e ricominciare.