Volevano costituire un movimento d’ispirazione filonazista, xenofobo e antisemita. Il loro progetto però è stato sventato dalla Digos di Enna e dagli uomini del Servizio Antiterrorismo Interno che, monitorando i militanti di estrema destra, hanno fatto luce sull’esistenza di una vasta e frastagliata galassia di individui, residenti in diverse località italiane, accomunati dallo stesso fanatismo ideologico.
Diciannove i decreti di perquisizione domiciliare eseguiti in tutta Italia su ordine della procura di Caltanissetta, d’intesa con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, coinvolgendo gli uffici di Messina e Siracusa, oltre a diverse procure in Lombardia, Liguria, Toscana, Piemonte, Veneto e Sardegna.
Dalle indagini, durate due anni, è emerso che gli accusati, alcuni dei quali avrebbero avuto accesso anche ad armi ed esplosivi, oltre ad aver definito la struttura interna e territoriale del movimento, chiamato “Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori”, creato il simbolo e redatto il programma dichiaratamente antisemita e negazionista, avrebbero condotto vere e proprie attività di reclutamento e proselitismo pubblicando contenuti dello stesso tenore sui propri account social.
È stata anche creata una chat chiusa denominata “Militia”, finalizzata all’addestramento dei militanti. Addestratore sarebbe stato un pluripregiudicato calabrese, ex “legionario” nonché esponente di spicco della ‘ndrangheta, con un passato da collaboratore di giustizia e già referente di Forza Nuova per il ponente ligure. Le accuse contestate agli indagati sono costituzione e partecipazione ad associazione eversiva ed istigazione a delinquere.