Un uomo solo su un campo da tennis, un qualunque “numero due”, rappresentato da Emilio Solfrizzi, che disputa un’immaginaria e tragicomica partita contro il Re del tennis, l’inarrivabile numero uno, un fuoriclasse di nome Roger.
Lo spettacolo messo in scena ieri sera, nell’ambito della rassegna “Capo d’Orlando Theater”, è un monologo in cui al centro ci sono le parole, in una scena che non c’è, ma che grazie al racconto del bravissimo Emilio Solfrizzi si riesce ad immaginare.
Roger Federer somiglia ad una divinità e l’attore scende in campo allo sbaraglio, sapendo che perderà, ma pronto a sfidarlo. Solfrizzi è lì da solo, con le sue paure, ad attendere quel dio che non verrà, che non lo degnerà neppure del confronto.
Oggi si ripete alle 18,15.