La condizione di insularità potrebbe costare alla Sicilia tra i 4 ai 5 miliardi di euro l’anno. E’ la stima presunta di una ricerca valutativa che il governo Musumeci condurrà attraverso il dipartimento della Programmazione e l’assessorato all’Economia. La definizione di insularità comprende il concetto di “discontinuità territoriale” che caratterizza alcune regioni e che determina una specificità di natura economica, trasportistica, ambientale e sociale. Questa condizione rappresenta un oggettivo svantaggio rispetto ai territori continentali che possono godere di una maggiore facilità di collegamento e interscambio.
Che l’insularità sia un fattore penalizzante è riconosciuto dalla Commissione Europea che considera le regioni interessate meritevoli di azioni politiche capaci di far superare il gap rispetto alle aree continentali.
«Lo studio che sarà terminato entro il prossimo mese di luglio – commenta l’assessore dell’Economia Gaetano Armao – fornirà al governo regionale il dato puntuale del costo occulto dell’insularità. Costo che si aggiunge alle risorse sottratte alla Sicilia. Dai conti pubblici territoriali, per i siciliani siamo oltre i 10 miliardi di perdita secca».
Si calcola che nell’Unione Europea ci sono 450 isole con 14 milioni di abitanti, e di questi ben oltre 5 milioni, pari al 36 per cento, sono residenti in Sicilia. Lo studio del costo dell’insularità per l’Isola parte dalla valutazione di alcuni parametri come l’accessibilità e i relativi i costi di tempo dovuti al fatto che quasi tutte le isole dipendono dal trasporto pubblico, i conseguenziali costi monetari che derivano dall’assenza di valide alternative di collegamento e trasporto, i costi delle infrastrutture e dei servizi, che devono essere forniti singolarmente a ciascuna isola senza possibilità di realizzazioni sinergiche e i costi che, in conseguenza dei fattori elencati, gravano sugli abitanti isolani.