Le sue parole, pronunciate durante i funerali delle vittime della strage di Capaci, appartengono alla memoria collettiva di un’Italia straziata e sgomenta.
Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani, poliziotto trucidato il 23 maggio del 1992 insieme al Giudice Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo ed agli altri due uomini della scorta Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, è diventata con il suo monito ai mafiosi l’emblema del dolore e della rabbia di Palermo, della Sicilia e di tutto il Paese e simbolo della lotta alla criminalità organizzata.
La sua vita, oggi, viene nuovamente stravolta dalla mafia. Nel blitz concluso ieri dalla Dia di Palermo durante l’operazione White Shark che ha riportato in cella il boss palermitano Gaetano Scotto c’è anche suo fratello, Giuseppe Costa. Secondo gli investigatori, Costa, 52 anni muratore disoccupato, avrebbe avuto ruolo di riscuotere il pizzo per conto del clan di Vergine Maria.
Giuseppe Costa è accusato di associazione mafiosa: secondo le indagini avrebbe tenuto la cassa della cosca, gestito le estorsioni e le ritorsioni contro imprenditori e commercianti, assicurato alle famiglie dei mafiosi detenuti in carcere il sostentamento. Gli inquirenti lo descrivono come pienamente inserito nelle dinamiche mafiose della “famiglia”.
Ad incriminarlo ci sarebbero le intercettazioni telefoniche ottenute attraverso un trojan piazzato proprio nel cellulare di Scotto, che secondo l’inchiesta aveva riconquistato il ruolo di vertice nel clan. Già accusato di mafia, il boss è ora parte civile nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino.
Rosaria Costa, che ormai vive da anni lontana da Palermo e ha profuso il suo impegno nelle lotta alla mafia con incontri nelle scuole, mentre suo figlio, che all’epoca dei fatti aveva solo pochi mesi, è diventato un ufficiale della Guardia di Finanza, ha reagito alla notizia con lo sdegno e la veemenza di chi non ha dimenticato e non fa sconti a nessuno “Sono devastata per tutto questo” ha detto Rosaria “Se le accuse saranno provate, dovranno buttare le chiavi della cella. La legge è uguale per tutti. Mi dissocio da tutti, da mio fratello e da questi mafiosi che avvelenano il mondo. Mi telefonano tanti adesso, dicendo che mi sono vicini. Ma non sono vicina io a quest’uomo che il destino mi ha assegnato come una croce, adesso sono pronta a ripudiarlo”.