Mentre nel Nord Italia l’effetto coranavirus sta mettendo in ginocchio l’economia di importanti aree produttive, gli Italiani hanno preso d’assalto le scorte di amuchina, disinfettanti e mascherine chirurgiche monouso, anche in località dove ancora non ci sono casi acclarati di infezione. Tanto da far schizzare alle stelle i relativi prezzi persino su internet e, in qualche città, da costringere le associazioni dei consumatori a chiedere l’intervento delle autorità.
Ma c’è ancora qualcuno che, di fronte all’isteria collettiva, mantiene l’equilibrio, con un occhio alla giustizia sociale. È accaduto a Torrenova, dove oggi, a fronte di una piccola scorta di amuchina da 300ml e di mascherine in confezione singola ancora disponibili nel suo magazzino, una commerciante ha pubblicato un post su facebook, annunciando che nel suo esercizio il prezzo dei due prodotti sarebbe rimasto invariato.
Nel giro di pochi istanti il suo cellulare è letteralmente scoppiato di chiamate e messaggi con la richiesta da parte di alcune persone di riservare loro in particolare il disinfettante, alcune anche in cospicue quantità. La donna, a questo punto, ha pubblicato un nuovo comunicato su facebook, dove ha precisato che non avrebbe accettato prenotazioni telefoniche o via messaggio e che avrebbe distribuito i prodotti solo in negozio. Inutile dire che all’orario di apertura pomeridiana, nel suo esercizio si sono presentate una settantina di persone. Una fila interminabile, di quelle che una volta i nostri nonni avrebbero definito “da pane con la tessera”.
Rosanna – questo il nome della titolare dell’esercizio commerciale – aveva gia deciso però, di vendere una sola confezione di amuchina e mascherina a testa, garantendo così una distribuzione equa del prodotto a chi ne aveva fatto richiesta, fino ad esaurimento della piccola scorta che aveva a disposizione.
Una storia che evidenzia come, se una buona parte della nazione appare smarrita di fronte dall’emergenza sanitaria, e qualche furbo subito ne approfitta, ci sono anche persone che riescono a non perdere la bussola, rimanendo umane e soprattutto attente a non creare disparità nel rifornire un bene, come il disinfettante, che in questo momento può essere considerato alla stregua di un bene primario.