venerdì, Novembre 22, 2024

“Io resto al Nord”, l’altra faccia della gioventù siciliana

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In un momento in cui molti scelgono di tornare in Sicilia, contravvenendo a tutti i proclami del Governo e a qualsiasi legge del buon senso, c’è chi invece fa una scelta contro-corrente.
Io ho deciso di restare al Nord” dichiara Carlo.

Arrivato in Lombardia due anni fa da Capo d’Orlando per lavorare in un importante multinazionale, l’Ingegnere Carlo ha scelto la via opposta a quella di tanti conterranei.
Non condanno chi è tornato in Sicilia, ma ritengo giusto fare la mia parte durante questa emergenza nazionale. Non ho pensato manco un secondo a questa opzione, non volevo mettere in difficoltá la mia famiglia.

Carlo da ormai tre settimane è nella sua casa di Milano ed esce solo nei casi di necessità previsti dal Decreto. “Credo che ognuno di noi debba fare la sua parte. La mia azienda ha deciso di utilizzare lo smart working dopo le prime imposizioni del Governo e fortunatamente sta andando bene. Speriamo di poter tornare presto alla normalità. Non vedo l’ora di tornare in Sicilia per le vacanze, quando sarà possibile.

Anche Federica, che lavora in una nota multinazionale attiva nel settore alimentare, ha deciso di rimanere.

“Quando si è iniziato a parlare di Coronavirus in Italia, venerdì 21 febbraio, sono partita per un weekend in Spagna con i miei colleghi d’ufficio. Al ritorno eravamo tutti abbastanza incerti sul da farsi. Tornare a casa o meno, perché pochi di noi sono di Milano.

Nel pomeriggio abbiamo ricevuto comunicazione dettagliata da parte della nostra azienda, in cui ci suggerivano da subito di lavorare da casa in smart working (che per noi è una cosa abbastanza comune ed accettata un paio di volte al mese).

Federica però in quei giorni ha accusato una leggera influenza e ha deciso, d’accordo con i suoi genitori, di rimanere a Milano per “non mettere a rischio nessuno.

“Adesso lavoro da casa da 3 settimane. Ho la fortuna di lavorare in una grande azienda per cui questo è possibile. Credo che da questa esperienza le aziende inizieranno sempre di più a favorire lo smart working.

La mia produttività è raddoppiata. Sarà anche il fatto di non poter mai uscire ma onestamente lavoro molto di più da casa che di un giorno medio in ufficio.

Nelle ultime settimane è uscita soltanto per alcune commissioni, mentre nella settimana del Decreto che ha trasformato l’Italia in una “zona protetta”, soltanto per fare la spesa.

“Mi sta facendo un certo effetto il silenzio che c’è quando apri la finestra la mattina o la sera. Sono serena, sto seguendo le indicazioni che l’azienda ed il governo danno. Mi spiace essere lontana da casa e mi spiace vivere un momento di crisi come questa lontana dalla mia famiglia. Immagino la loro preoccupazione.

Non critico chi in un momento di questo ha deciso di fare rientro a casa. Il momento è difficile ed è normale voler tornare al proprio nido, accanto alle persone che più ci amano. Io non mi sono sentita di farlo per responsabilità sociale e per tutela dei miei familiari.

Dulcis in fundo, la storia di Marco, siciliano che ha iniziato a lavorare proprio oggi in un’azienda del Nord Italia.
Sapevo già dallo scorso dicembre di dover iniziare il mio percorso lavorativo in questo periodo in un’azienda con sede in Friuli. Il giorno dello scoppio del primo caso in Italia ho terminato i miei studi all’Università di Parma.”

Da lì in poi un susseguirsi di emozioni contrastanti. “Ma non ho mai pensato di tornare in Sicilia. Con l’entrata in vigore del Decreto “io resto a casa” i pensieri sono ovviamente aumentati, andare in un posto del tutto sconosciuto per me quando scoppia un’emergenza sanitaria nazionale come questa non è proprio il massimo, ma bisogna andare avanti, sempre nel rispetto delle regole.”

Marco ha scelto di non tornare per non mettere a repentaglio la propria famiglia: “mi dispiace essere lontano da casa, ma il senso di responsabilità deve prevalere.

A tutti gli italiani dico che questo momento passerà e torneremo alla normalità al più presto. Atteniamoci alle regole e speriamo che tutto vada bene.”

Tre belle storie che ci raccontano l’altro volto dell’Italia, quella che resta e resiste.

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