Su “Il Resto del Carlino” scrive: “Alle prime avvisaglie abbiamo chiuso tutte le sedi e mio padre si è chiuso in casa, ma non è bastato. Il primo ad ammalarmi sono stato io. Al Bellaria credevo di essere alla fine ma poi per fortuna ce l’ho fatta. Il giorno della mia dimissione, il 19 marzo, festa del papà, si è ammalato mio padre. Per me è stato come se avesse voluto sostituirmi. Prendere questa tremenda malattia per salvare suo figlio. E’ sempre stato una persona generosa, fino in fondo. Uno strazio che non so raccontare”.
Calogero era un figlio dei Nebrodi, giunto a Bologna con la divisa di carabiniere, dopo alcuni anni divenne vicecomandante della polizia municipale di Casalecchio, paese dove molti brolesi facevano tappa nel loro viaggio della speranza alla ricerca di lavoro. E lui non lesinava aiuti e consigli.
Poi, andando in pensione, Caloro Armenia fece il grande salto: si mise in proprio per fondare l’agenzia di infortunistica oggi estesa con otto sedi in tutta la regione.
Ma a Casalecchio ci aveva lasciato il cuore sostenendo innumerevoli iniziative, dallo sport alla beneficenza, fedele ai principi intransigenti del carabiniere e nella difesa dei diritti e degli interessi dei suoi clienti alle prese con trattative spesso impari con le compagnie assicurative.
Fino al mese scorso è andato regolarmente in sede, senza trascurare la sua passione per la caccia e soprattutto per la famiglia: la moglie Concetta, i figli Gabriella e Giancarlo, i nipoti Federica, Francesca, Angelica e Manuel.
Il figlio Giancarlo ora ha parole per ringraziare l’infermiera che l’ha accompagnato nelle ultime ore della sua vita: “Il dolore è amplificato per non aver potuto essere lì con lui, come lui ha fatto tutta la vita con noi. Però vogliamo ringraziare quella infermiera che gli è stata vicina, ha fatto il numero e retto il telefono nella sua ultima telefonata, le sue parole non si capivano, ma ho potuto dirgli tutto il nostro amore”.