Una proiezione troppo ottimistica? Forse, ma come sottolinea l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, basata esclusivamente sui modelli statistici, analizzando l’andamento dei nuovi casi nel tempo e tenendo conto dei provvedimenti di lockdown.
Secondo lo studio, coordinato dal Professor Walter Ricciardi, la fine dell’emergenza Covid-19 in Italia potrebbe avere tempistiche diverse nelle Regioni a seconda dell’esposizione all’epidemia: in Lombardia e Marche, dove il trend di diminuzione è particolarmente lento, l’assenza di nuovi casi si potrà verificare non prima della fine di giugno, mentre la Sicilia potrebbe essere la quinta Regione a registrare l’azzeramento dei contagi, il 30 aprile, dopo Umbria, Basilicata, Molise e Sardegna. Nel resto del Sud Italia l’azzeramento dei nuovi contagi potrebbe avvenire tra fine aprile e inizio maggio.
L’analisi, che si basa sui dati messi a disposizione quotidianamente dalla Protezione Civile dal 24 febbraio al 17 aprile, ha l’obiettivo di individuare non la data esatta, ma la data prima della quale è poco verosimile attendersi l’azzeramento dei nuovi contagi.
I modelli statistici non sono di tipo epidemiologico, ma approssimano l’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo, tenendo conto dei provvedimenti di lockdown introdotti dai DPCM. Pertanto, eventuali misure di allentamento del lockdown, con riaperture delle attività e della circolazione di persone che dovessero intervenire, renderebbero le proiezioni non più verosimili, così come un non preciso conteggio dei positivi.
Le proiezioni evidenziano che l’epidemia si sta riducendo con estrema lentezza, pertanto i dati suggeriscono che il passaggio alla cosiddetta “fase 2” dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi per ogni Regione.
Una eccessiva anticipazione della fine del lockdown, con molta probabilità, potrebbe “riportare indietro le lancette della pandemia” e vanificare gli sforzi e i sacrifici sin ora effettuati.