«Silvia Romano neo terrorista». La frase del leghista Alessandro Pagano ha scatenato una violenta bagarre alla Camera dei Deputati.
Pagano, nato a San Cataldo in provincia di Caltanissetta nel 1959, ha scatenato un vero e proprio putiferio alla Camera dei Deputati. Pagano è alla sua terza legislatura in parlamento, dove era stato eletto per due volte con il Pdl, per poi passare alla Lega nell’ottobre 2016.
Dal 2016 è il proconsole di Matteo Salvini in Sicilia, ma la la sua storia politica viene da molto lontano: figlio di un esponente locale della Dc, nel 1994 passa a Forza Italia, quindi nel 2013 abbraccia il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano e infine, nel 2016, dopo una parentesi con Area Popolare, aderisce al partito guidato da Matteo Salvini. Esponente politico con uno spiccato profilo di destra, è laureato in Economia e scienze bancarie presso l’Università di Messina. In passato è stato eletto anche tre volte deputato regionale all’ARS e per un biennio assessore regionale alla Sanità della Regione Siciliana nella Giunta Provenzano (1996-1998).
Non nuovo ad uscite del genere, oggi ha definito alla Camera, durante l’illustrazione degli ordini del giorno presentati sul decreto Covid, «neo-terrorista» Silvia Romano, la cooperante liberata dopo 535 giorni di prigionia tra Kenya e Somalia e che ha dichiarato di essersi convertita all’islam.
Le parole pronunciate da Pagano fanno scoppiare la durissima reazione del Pd, che immediatamente insorge e attacca il parlamentare leghista. Arriva subito il biasimo della presidente di turno, Mara Carfagna, che ritiene «inaccettabile definire neo terrorista in quest’Aula Silvia Romano». Pagano si è poi difeso: «Stavo citando un quotidiano».
Solo in serata sono arrivate le scuse del parlamentare alla volontaria milanese:“Se ho offeso qualche sensibilità – ha detto – mi scuso. Sulle scelte personali nessuno ha titolo e diritto di intervenire”.