Confesercenti Messina ha proposto un sondaggio da cui emerge il dato. L’analisi del presidente Alberto Palella.
Nel resto d’Italia la decisione è stata già presa, poiché la Conferenza delle Regioni ha posticipato al primo agosto l’inizio dei saldi estivi, che tradizionalmente partivano a luglio. Scelta motivata dalle necessità derivanti dalla gestione dell’emergenza epidemiologica da coronavirus e dalle conseguenti misure.
In Sicilia però la questione relativa all’inizio dei saldi estivi è ancora aperta, poiché in virtù dell’autonomia, l’esecutivo potrebbe decidere diversamente rispetto al resto del Paese.
In attesa che la Regione Siciliana si esprima in merito, Confesercenti Messina ha lanciato un sondaggio online su un campione di 188 commercianti del settore abbigliamento della città e della provincia, per conoscere il loro parere sulla data di avvio degli sconti.
Il sondaggio prevedeva la domanda: “Quando vorresti iniziassero i saldi estivi?” e tre date alternative tra cui scegliere: 6 giugno 2020, 4 luglio 2020 e 1 agosto 2020.
I commercianti hanno preferito il primo agosto per il 61,76%, mentre il 27,94% opterebbe per avviare la stagione degli sconti il 6 giugno. Il restante 10,29%, è rimasto propenso ad iniziare i saldi nella data tradizionale del 4 luglio.
“Sono dati che fanno riflettere- spiega il presidente di Confesercenti Messina Alberto Palella. La scelta di posticipare l’inizio dei saldi estivi da parte dei commercianti interpellati è sintomatica della crisi economica generata dall’imprevisto blocco delle attività. Allungare infatti il periodo della vendita a prezzo pieno è l’unica strada possibile per recuperare un po’ di marginalità che consenta ai commercianti di coprire i costi fissi. Ma non bisogna trascurare l’opinione di chi vorrebbe invece anticipare gli sconti a giugno. Questa fetta di esercenti è composta probabilmente da coloro che avvertono pesantemente la minaccia del commercio online che ha già avviato da tempo le vendite in saldo. E’ inaccettabile, soprattutto oggi, che i grandi colossi del web, che non lasciano in Italia un euro di tasse continuino a praticare indisturbati una politica dei prezzi che mina profondamente il nostro commercio tradizionale. Un comparto già notevolmente danneggiato dall’e-commerce e dalla crisi economica precedente all’emergenza Covid-19 e che allo stato attuale non è stato supportato adeguatamente né dal Governo Centrale né da quello Regionale, se non con misure palliative e inadeguate. Se gli aiuti governativi tarderanno ad arrivare saremo spettatori di un’ecatombe di attività commerciali che, se non chiuderanno a breve per carenze finanziarie- conclude Palella– rischieranno di chiudere entro l’anno per i debiti accumulati durante la pandemia”.