Tanti tanti anni fa era iniziata a Patti la stagione delle capre. Cioè qualcuno, per evidenziare la vegetazione selvaggia che regnava soprattutto nel centro storico, si era portato appresso una capra per brucare l’erba. Devo ammettere che fu un’iniziativa calzante, perché l’erba cresceva e cresce tuttora rigogliosa nella parte antica della città. Non esageriamo se in certe zone non possiamo parlare di vegetazione selvaggia, ma magari di una serra o spingendoci oltre di foresta amazzonica.
Qui, fra la via Nicolò Gatto Ceraolo e la via Garibaldi, da tempo non passa nessuno, perché se passasse, se ne accorgerebbe; una volta era l’entrata del paese, ma ora, con l’inversione del senso di circolazione in via 2 Giugno, ai visitatori, agli utenti temporanei e ai cittadini si risparmia quella vista che è sicuramente il peggior biglietto da visita per chi “entra” in città lato Palermo. Non mancano anche i ruderi della seconda guerra mondiale e qui cresce la flora – per modo di dire – e la fauna – insetti, gatti randagi e ratti. I residenti di via Santa Rosa e quelli di via Garibaldi lo sanno e ci convivono. Ma al peggio non c’è mai fine, perché arriva la stagione estiva e, quindi, con il caldo, si può immaginare cosa succederà. Quella che un tempo era diventata più che un’idea e cioè realizzare un parcheggio a servizio degli uffici sanitari dell’ex ospedale “Barone Romeo”, ora si è trasferita nel mondo dei sogni. Quell’idea poteva servire a bonificare una volta per tutte quest’area.
Talvolta, mosso da pietà e misericordia, qualcuno, non potendo più sopportare le proteste giustificate dei residenti, ha proceduto a ripulire, ma al momento siamo nella fase delle proteste; certo qualcuno ha messo il nastro rosso, perché c’è pericolo di crolli e ora anche quel nastro fa parte dell’ambiente. Tutto è immanente, concetto filosofico per dire che tutto esiste, c’è e resterà per chissà quanto tempo. Nemmeno le capre vengono più.