Il Tribunale di Barcellona, in accoglimento delle richieste difensive e su richiesta del Pubblico Ministero, ha assolto perché il fatto non sussiste tutti gli ex dirigenti di RAM (Presidenti, Direttori Generali e Responsabili HSE in carica dal 1982 al 2008) imputati di omicidi colposi e di lesioni colpose, connessi a presunte violazioni in materia di sicurezza sul lavoro.
Dal dispositivo, al quale si è giunti dopo una complessa istruttoria dibattimentale e l’audizione di numerosi consulenti tecnici, emerge la dimostrazione della insussistenza della ipotesi accusatoria, come lo stesso PM aveva ritenuto giungendo a richiedere l’assoluzione. Anche l’azienda è stata prosciolta dalla contestazione dell’illecito amministrativo, scrive la RAM in una nota.
17 gli indagati della Raffineria di Milazzo con l’accusa di omicidio colposo per la morte di sette operai dell’indotto, tra il 2006 ed il 2013.
Secondo il capo d’imputazione, il decesso dei dipendenti di alcune ditte esterne sarebbe stato motivato dalla presenza di fibre di amianto e gas letale sul luogo di lavoro.
Le accuse per l’azienda sono legate alla morte di due operai dell’indotto e lesioni colpose per un terzo.
Le vittime si chiamavano Salvatore Currò, Francesco Di Maio, Giuseppe Pollicino, Salvatore Saporita, Salvatore Scolaro, Nunziato Sottile e Aldo Colosi, deceduti per patologie oncologiche o legate a problemi polmonari come broncopatie e fibrotorace.
L’inchiesta della Procura di Barcellona è stata coordinata da procuratore capo Emanuele Crescenti. I giudici al termine del processo hanno ritenuto che non vi fossero responsabilità a carico dei funzionari che al tempo amministravano la Raffineria di Milazzo, disponendo l’assoluzione con formula piena.