14 agosto 2018. Alle 11:36, un tratto del Viadotto dell’autostrada che scavalca il torrente Polcevera e i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano a Genova, sull’autostrada A10, crolla. Le immagini del dramma fanno il giro del mondo. Saranno 43 le vittime accertate nelle ore successive, tra cui c’è Marta Danisi, giovane infermiera di S. Agata Militello e il suo fidanzato Alberto.
La procura genovese apre subito le indagini. Il 15 agosto si tiene un vertice tra il procuratore capo Cozzi e i pm titolari del caso, Massimo Terrile e Walter Cotugno. I reati ipotizzati sono disastro e omicidio colposi e attentato alla sicurezza dei trasporti. La Guardia di Finanza indaga. Scoppia lo scandalo sui controlli e le manutenzioni delle autostrade. Da quella sul crollo del ponte Morandi partiranno altre 3 inchieste: quella sui falsi rapporti di sicurezza sui viadotti, quella sulle barriere fono-assorbenti pericolose e quella sulle gallerie dove si sono verificati crolli in Liguria. E ci potrebbero esser possibili ulteriori sviluppi, ma su questo vige il massimo riserbo.
La nostra ricostruzione dell’inchiesta che si dovrebbe chiudere nei primi giorni del prossimo ottobre, che nella sua sostanza è uno spaccato di quella brutta Italia che ha delle evidenti responsabilità nel monitoraggio delle concessioni delle proprie infrastrutture.
Chi ha toccato con mano il dolore dei familiari delle vittime, come i nostri redattori, non può non chiedere che sia accertata la verità sulle responsabilità per la morte di quelle 43 persone, che potranno essere cristallizzate solo al processo, che ancora, però, deve iniziare.