Il Gip del Tribunale di Patti Eugenio Aliquò ha disposto il rinvio a giudizio alla Corte d’Appello di Messina per il duplice omicidio di Ucria, avvenuto il 15 agosto del 2019
Il 21 ottobre si celebrerà il processo a carico di Salvatore Russo, il 30enne di Paternò accusato degli omicidi di Antonino e Fabrizio Contiguglia e del tentato omicidio di Salvatore Contiguglia.
Rinviati a giudizio anche tre componenti del nucleo familiare delle vittime: Vittorio Contiguglia, Santino Giovanni Contiguglia e lo stesso Salvatore Contiguglia, che dovranno rispondere di violenza privata in concorso. Vittorio Contiguglia inoltre dovrà rispondere di minacce nei confronti del Russo e del cognato Daniele Balsamo e porto senza giustificato motivo di coltello, una lama di 15 cm circa.
Russo, classe 1990, è assistito dagli avvocati Enrico Trantino e Salvatore Liotti del Foro di Catania. Santino Giovanni Contiguglia dagli avvocati Giuseppe Bonavita e Luigi Gangemi, del Foro di Messina, mentre Vittorio e Salvatore Contiguglia dal solo Avvocato Bonavita.
I familiari dei Contiguglia, che si sono costituiti come parte civile, sono rappresentati dagli avvocati Gangemi, Bonavita e dall’avvocato Alessandro Pruiti Ciarello.
La Ricostruzione
La sera di Ferragosto dello scorso anno, a Ucria, vennero uccisi il 62enne Antonino “Nuccio” Contiguglia, e il nipote 27enne Fabrizio Contiguglia, mentre Salvatore Contiguglia venne colpito alla scapola e rimase gravemente ferito a seguito di una banale lite per un posto auto. Al termine delle indagini preliminari è infatti rimasta in piedi la motivazione assurda del’utilizzo di un parcheggio.
Era stato lo stesso Procuratore del Tribunale di Patti Angelo Cavallo a parlare di una spedizione punitiva da parte dei cinque Contiguglia, che intorno alle 21.00 del 15 agosto si erano recati davanti la casa in cui Russo stava trascorrendo le ferie con la famiglia per chiedere un chiarimento sulla lite del giorno prima con Santino Contiguglia, minacciando Russo ed il cognato, Daniele Balsamo e chiedendo loro con violenza di uscire.
La prima ipotesi avanzata dagli inquirenti era che il paternese si fosse impossessato dell’arma durante una colluttazione, sparando poi i colpi mortali. I suoi legali avevano così invocato la legittima difesa, anche se l’ipotesi era subito stata esclusa data la dinamica della sparatoria.
Nell’avviso di conclusione indagini è inoltre emerso che la pistola, una Beretta semiautomatica calibro 7.65, era di proprietà dello stesso Russo, che l’aveva acquistata nel 2017 da un romeno e la deteneva illegalmente. Secondo gli inquirenti nella notte tra il 14 e il 15 agosto, dopo la lite con Santino Contiguglia, Russo sarebbe tornato a Paternò proprio per prendere l’arma.
Secondo la ricostruzione, Salvatore Russo avrebbe estratto la pistola dalla tasca dei pantaloni per sparare a bruciapelo e a distanza ravvicinata due colpi all’indirizzo di Antonino Contiguglia e Fabrizio Contiguglia, colpiti alla testa ed entrambi morti sul colpo.
Subito dopo l’uccisione del figlio Fabrizio, inoltre, Vittorio Contiguglia avrebbe impugnato un coltello di 15 centimetri minacciando di morte Russo e Balsamo. “Io venti anni me li sono fatti ed altri venti me li faccio con piacere – avrebbe detto il 56enne –, vi vengo a prendere ovunque vi troviate, ve la faccio pagare, vi ammazzo”, gli avrebbe detto.