La brutta vicenda della caserma dei carabinieri “Levante” di via Caccialupo a Piacenza coinvolge indirettamente la provincia messinese, con il repentino trasferimento del comandante della compagnia dei Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, Giancarmine Carusone, alla guida della compagnia piacentina.
A poche ore dal ciclone che ha travolto l’Arma, infatti, con l’arresto dei carabinieri della stazione di Piacenza Levante accusati di reati gravissimi, il comando generale di Roma ha immediatamente risposto inviando il nuovo comandante che sostituirà il maggiore Stefano Bezzeccheri, sollevato dall’incarico, due stazioni mobili e 8 nuovi carabinieri che andranno a colmare il vuoto lasciato dopo la bufera che ha azzerato tutta la caserma di via Caccialupo.
Un incarico delicato, quello assegnato a Carusone, che ha già dimostrato ottime doti investigative e capacità relazionali e di leadership con l’attività svolta nel barcellonese e nei precedenti incarichi al nucleo operativo radiomobile di Cosenza e in quello di Roma Parioli. La caserma “Levante”, lo ricordiamo, è al centro di un’inchiesta senza precedenti condotta negli ultimi sei mesi dalla Procura della Repubblica di Piacenza ed è la prima volta in Italia che una caserma viene messa sotto sequestro. A seguito delle indagini, condotte dalle fiamme gialle piacentine in collaborazione con la Polizia di Stato, sono state eseguite misure cautelari per dieci militari, di cui cinque in carcere e uno agli arresti domiciliari, per reati definiti “impressionanti”. I provvedimenti nell’operazione hanno riguardato in totale 23 persone tra cui dieci carabinieri. I reati contestati vanno dal traffico di droga all’estorsione e agli arresti illegali fino alla tortura, commessi a partire dal 2017.
Tutto è nato da un’indagine sul traffico e lo spaccio di stupefacenti, che vedrebbe fra i suoi esponenti di spicco un graduato dei carabinieri, in servizio presso la stazione Piacenza Levante, che sfruttando la sua divisa avrebbe gestito un’attività di spaccio attraverso pusher di sua fiducia.
Il capo della Procura di Piacenza, Grazia Pradella, ha spiegato che tutti i reati più gravi sono stati commessi durante il periodo del lockdown dovuto all’emergenza coronavirus, «con disprezzo delle più elementari regole di cautela imposte dai decreti del Presidente del Consiglio». I carabinieri, tra le altre cose, avrebbero «fornito di droga gli spacciatori rimasti senza stupefacenti a causa delle norme anti-COVID».