“Lampedusa ha bisogno di risposte concrete ed immediate da parte del governo nazionale: è indispensabile avviare immediatamente i trasferimenti per ripristinare condizioni di sicurezza, innanzitutto sanitaria, nel Centro di accoglienza che continua a vivere una situazione inumana di inaccettabile sovraffollamento.”
Sono parole che arrivano dal primo cittadino dell’isola, Totò Martello. Nel corso degli anni molti Governo si sono susseguiti, ma nessuno ha fatto qualcosa di veramente concreto, denuncia Martello.
“Il Centro deve essere adeguatamente sorvegliato dalle Forze dell’Ordine per impedire che i migranti ospitati escano dalla struttura, violando le disposizioni legate all’emergenza Covid. Bisogna inoltre rimuovere le imbarcazioni ammassate al Molo Favaloro, e servono misure di sostegno alla popolazione ed alla marineria locale, che stanno pagando un prezzo altissimo legato all’emergenza umanitaria unita a quella sanitaria. Detto questo, a tutti coloro i quali di fronte a quanto sta avvenendo a Lampedusa sostengono di avere la soluzione in tasca, vorrei ricordare alcune cose (e non si tratta di mie opinioni personali, ma di fatti reali e verificabili).
Anno 2009, governo Berlusconi: il ministro degli Interni Roberto Maroni (Lega) voleva realizzare un maxi-Centro di accoglienza sull’isola, nell’ex base militare Loran, nel quale si prevedeva di poter ospitare circa 5.000 persone. Allora sono sceso in piazza, insieme con i cittadini di Lampedusa, per manifestare contro quel progetto scellerato.
Anno 2011, governo Berlusconi, ministro degli Interni Roberto Maroni (Lega): ci fu la cosiddetta Primavera Araba e l’isola venne letteralmente invasa da oltre 7.000 migranti che quel governo lasciò per settimane a Lampedusa, prima di avviare i trasferimenti. Da allora gli sbarchi sono proseguiti con tutti i governi successivi guidati da Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. Lo stesso è avvenuto con il primo governo Conte, nel quale Matteo Salvini (Lega) era ministro degli Interni, e sta avvenendo con l’attuale governo Conte, nel quale il ministro degli Interni è Luciana Lamorgese.
A proposito del primo governo Conte, con Salvini ministro degli Interni (governo rimasto in carica dal 1 giugno 2018 al 4 settembre 2019) ho detto, e ribadisco, che in quel periodo gli sbarchi in Italia sono DIMINUITI ma NON SI SONO MAI FERMATI (dunque, non “zero sbarchi” come ha più volte ripetuto Salvini). Ho anche detto, e ribadisco, che nello stesso periodo gli sbarchi a Lampedusa NON SI SONO MAI INTERROTTI, e che il porto non è MAI STATO CHIUSO da Salvini: c’è stata una modalità differente, con i migranti che hanno iniziato ad utilizzare piccole imbarcazioni con le quali arrivano direttamente in porto o sulle nostre coste, mi riferisco a quelli che vennero chiamati “sbarchi fantasma”, o “sbarchi autonomi”. In quel periodo i decreti dell’allora ministro Salvini non hanno interrotto gli arrivi, hanno avuto il solo effetto di lasciare in mare, a bordo di imbarcazioni delle ONG, centinaia di migranti per giorni, in precarie condizioni di salute ed igienico sanitarie, ma tutte quelle persone, prima o dopo, sono state fatte sbarcare sull’isola. Cosa voglio dire con questo? Che negli ultimi dodici anni, da quando il tema dei flussi migratori e degli sbarchi ha assunto un rilievo politico e mediatico determinante, nessuno dei governi che si sono succeduti, a prescindere dal colore politico e dai partiti che li hanno sostenuti, ha saputo trovare una soluzione vera e concreta, soluzione che (e questa sì, è una mia opinione) non può e non deve in ogni caso prescindere dal rispetto dei diritti umani e delle regole internazionali, che stabiliscono che non si può in alcun caso negare assistenza e soccorso a chi è in mare ed è in pericolo di vita.
A tutto ciò aggiungo un aspetto fondamentale, che in molti fingono di non ricordare o di non conoscere: il sindaco di Lampedusa NON HA ALCUN POTERE di stabilire le regole dell’accoglienza, non può decidere se chiudere o meno il porto, non ha alcuna responsabilità nella gestione del Centro di accoglienza, e non ha alcun interesse economico nella gestione dell’accoglienza (dico quest’ultima cosa per rispondere a quanti, mistificando la realtà, lasciano intendere che qui sull’isola ci possa essere un “business dei migranti”: nulla di più falso!).
Se c’è chi abbandona la propria casa, la propria terra, le proprie radici ed affronta un viaggio lungo e disperato nel tentativo di vivere una “vita migliore” è perché – nella maggior parte dei casi – si lascia alle spalle miseria, soprusi, povertà, guerre. Le migrazioni hanno cause profonde, che non possono essere ignorate. E se i migranti continuano ad arrivare a Lampedusa non è certo perché “il sindaco dice loro di venire qui”, ma perché Lampedusa si trova nel centro del Mediterraneo ed è il primo punto di approdo per la maggior parte delle imbarcazioni che provengono dal Nord Africa. E Lampedusa, di sicuro, non la possiamo spostare.
Il mio impegno amministrativo, da sindaco, è sempre stato rivolto a fare in modo che la vita e le attività sociali ed imprenditoriali sull’isola possano convivere con una doverosa accoglienza umanitaria, ed il mio impegno politico nella guida dell’amministrazione comunale è sempre stato indirizzato in questo senso, e continuerà ad esserlo. Ma fino a quando si insisterà nell’affrontare il tema dei migranti con una visione da “tifosi”, e fino a quando si preferirà scaricare sui lampedusani il peso dell’accoglienza facendo di questo fenomeno un pericoloso argomento da strumentalizzare al solo scopo di avere qualche punto di gradimento in più nei sondaggi, non si andrà da nessuna parte e la situazione potrà solo peggiorare, specie in questo momento nel quale all’emergenza umanitaria si è aggiunta l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus.
C’è bisogno, oggi più che mai, di responsabilità politica ed istituzionale, c’è bisogno di coinvolgere non solo le istituzioni nazionali ma anche quelle europee ed internazionali in un percorso nuovo, slegato dalle logiche di parte, che abbia come unico scopo quello di individuare regole certe ed efficaci per una migrazione ordinata, regolare e sicura. In questo percorso l’esperienza di Lampedusa può essere centrale, l’isola può divenire il luogo nel quale provare ad iniziare a discutere con serietà e reale volontà di compartecipazione, e noi siamo pronti a mettere in campo le nostre idee e le nostre proposte in merito, che nascono dall’esperienza vissuta sulla nostra pelle, vista con i nostri occhi, toccata quotidianamente con le nostre mani anche a costo di enormi sacrifici da parte dei lampedusani.
Ma per far sì che ciò accada c’è bisogno della collaborazione e dell’impegno di tutte le parti in campo, un impegno che in questi anni da parte di molti c’è stato a parole e con slogan, ma non si è mai tramutato in fatti concreti, a prescindere dal colore politico dei governi che si sono succeduti. Per questo faccio appello a tutti coloro i quali, oggi, in Italia ed in Europa hanno un ruolo di responsabilità politica ed istituzionale: mettiamo da parte l’odio, le paure, le speculazioni di partito ed iniziamo a far sì che Lampedusa da “problema” possa diventare “luogo di confronto e di soluzione” su un tema, quello dei flussi migratori, che non può essere “cancellato”, ma deve essere davvero governato. Nell’interesse di tutti, e nel rispetto dei diritti dei migranti, così come nel pieno rispetto dei diritti delle cittadinanze locali, in particolare dei territori di frontiera.”