L’ennesimo sfogo del presidente Musumeci (clicca Qui per leggere le sue parole) ci mette di fronte a un grosso dubbio. Le dichiarazioni rabbiose contro il Premier Conte e il suo Governo, rei di aver posto la Sicilia in “Zona Arancione” sembrano un copione giá scritto: è vera rabbia o pura strategia? Sono troppe ormai le dichiarazioni contraddittorie del Governatore Siciliano.
Lo sfogo del Presidente Musumeci infatti prende in causa soltanto i nuovi casi giornalieri, confrontandoli con quelli di altre Regioni, ma sono ben 21 i parametri che hanno portato il Ministero della Salure a dividere le regioni in zone rosse, arancioni e gialle.
Evidentemente i criteri utilizzati pongono la Sicilia in zona Arancione, cioè un’area con più criticità rispetto alla gialla, ma inferiore alla rossa. A pesare sono stati la media dell’indice di contagio Rt e l’occupazione dei posti letto in Sicilia. Quello del rischio del collasso del sistema sanitario regionale è sicuramente uno dei problemi che attanaglia l’isola da sempre.
Probabilmente si poteva investire di più in Sicilia per incrementare i posti letto in ospedale, nei reparti covid e in terapia intensiva, ed evitare di finire nelle regioni a rischio. Prima di fare proclami del genere, dopo che il Premier Conte ha comunque spiegato in conferenza stampa che i criteri sono stati stabiliti con le stesse regioni, bisognerebbe ragionare sul peso delle parole.
La strategia comunicativa del presidente, già attuata diverse volte, sembra non dare più i suoi frutti. È di pochi giorni fa l’alzata di scudi, sempre contro il Governo, che chiudeva i bar e i ristoranti alle 18. Per Musumeci inconcepibile in Sicilia, dove “prima delle 19.30 se ti siedi a tavola, ti fanno il tso”, promettendo battaglia da questo punto di vista, prima di rimangiarsi tutto e fissare anche lui alle 18.00 la chiusura di bar e ristoranti. Anticipando tra l’altro il coprifuoco.
Quelle sul ristorante sono pure parole concepibili nel pre-emegenza, ma che suonano abbastanza vacue. Come le dichiarazioni sui matrimoni in Sicilia, che sono “assurdi con sole 30 persone”: peccato che si viva in tempi di pandemia mondiale. Per non parlare della crociata contro il Governo sulla chiusura degli Hotspot, una battaglia persa già in partenza.
Continuare a gridare allo scandalo, per poi magari ritrattare subito dopo, come successo già diverse volte, o limitarsi soltanto alle parole, senza far seguire i fatti, porta soltanto alla mancanza di credibilità. Nel frattempo la rabbia della gente cresce.