Tensione alle stelle nel corso dell’udienza preliminare del processo scaturito dall’Operazione Nebrodi del 15 gennaio scorso sulle truffe agricole all’Agea e all’Unione Europea della DDA di Messina, che vede alla sbarra ben 133 imputati appartenenti ai clan storici dei Nebrodi.
All’inizio dell’udienza, stamattina, quasi tutti gli avvocati impegnati nella difesa (un’ottantina), sono usciti fuori dall’aula bunker del carcere di Gazzi in segno di protesta, chiedendo maggiori garanzie sullo svolgimento in sicurezza dell’udienza.
A rappresentare la Procura ci sono in aula sono l’aggiunto Vito Di Giorgio e il sostituto della Distrettuale antimafia Antonio Carchietti.
La criticità maggiore è stata legata al fatto che un avvocato ha dichiarato di essere risultato positivo al Covid-19 lo scorso 30 ottobre, mentre il 2 novembre l’Asp gli avrebbe comunicato che poteva uscire da casa per una questione di tempistica, ma non ha mai attestato la negatività. Il legale ha dichiarato di non essere in isolamento e di non potere avanzare istanza di impedimento, ma ha rappresentato la situazione chiedendo un rinvio. Il giudice lo ha fatto entrare in aula per intervenire, scatenando una forte contestazione dei difensori.