Nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro del Liceo “Lucio Piccolo” di Capo d’Orlando, i componenti della redazione di Antenna del Mediterraneo, Raffaele Valentino e Maria Elena Caliò, hanno incontrato gli studenti in via telematica, proponendo loro diversi spunti riguardanti il giornalismo, principalmente su argomenti di attualità.
E cosa c’è di più attuale, se non il Covid-19? Questo virus ha cambiato il nostro modo di pensare, di vivere, di affrontare le piccole cose quotidiane. Andare a scuola per esempio. Incontrare i compagni, vivere la classe. Una realtà della vita di tutti i giorni, che al momento è preclusa ai ragazzi delle scuole superiori.
Gli studenti ci hanno fornito delle riflessioni e anche delle testimonianze importanti, nonostante la giovane età. Al tal proposito una giovane studentessa del Liceo “Lucio Piccolo” di Capo d’Orlando, Giada Giallanza, ha voluto condividere con noi la sua personale esperienza di convivenza con il Coronavirus.
Giada ha 16 anni e vive a Galati Mamertino. La sua comunità a metà ottobre è stata isolata, perché al suo interno si è sviluppato un focolaio di Covid-19, restando in zona rossa per circa tre settimane. La giovane studentessa ha scritto un articolo a riguardo, che noi riceviamo e pubblichiamo integralmente.
“Non ce n’è Coviddi!”
di Giada Giallanza
“Prendo spunto da questa affermazione della signora palermitana diventata virale, per darvi la mia personale garanzia che è la cosa più falsa che possa esistere. Vi parlo della mia esperienza personale ponendovi anche una domanda: cosa ne pensano i giovani di questa pandemia? Cosa vuol dire per loro passare ore e ore dentro una stanza e non poter vedere i propri amici?
Mi chiamo Giada, ho 16 anni e sono una ragazza che vive in un piccolo paese chiamato Galati Mamertino, colpito in modo inaspettato dal Covid-19. Non avrei mai creduto che arrivasse fino a qui e che colpisse la mia famiglia in particolar modo. Sono sempre stata attenta con mascherina e guanti quando serviva ma evidentemente tutto questo non è bastato.
Lo scorso mese ho contratto il Virus. Fortunatamente i miei sintomi sono stati molto lievi e poco duraturi. Febbre bassa e mal di testa erano i sintomi più frequenti, e una delle cose più brutte è stata la perdita del gusto e dell’olfatto, che mi hanno fatto capire quanto sia anche importante sentire il sapore del cibo o il profumo del pane caldo.
I momenti più difficili sono stati quando avvertivo delle fitte al petto con senso di oppressione che mi facevano temere per la mia vita. Vedevo la tv intasata di notizie sconvolgenti e pensavo “ma ci sono anche io in tutto questo”.
Mi sono ritrovata a dover credere solo in me stessa e alle poche forze che avevo per cercare di sfuggire ad un virus invisibile ma incisivo. Dire che è una semplice influenza è riduttivo, convincersi con la frase famosa “nun ci n’è coviddi” è da folli. Il virus esiste e produce dei sintomi che non sono riconducibili alle comuni influenze stagionali.
Ogni giorno il numero dei contagi nel mio paese aumentava e la paura di non uscirne più era sempre più evidente. Recarsi periodicamente nel luogo dove effettuavano i tamponi e vedere gli infermieri e i dottori vestiti con tute, mascherine, visiere, guanti e copri scarpe, sono scene surreali e apocalittiche viste solo nei film e che rimarranno impresse nella mia mente per sempre.
Per noi giovani studiare con la Didattica a distanza significa rinunciare ai rapporti sociali, agli scambi culturali e non, ai semplici sguardi di complicità durante le verifiche in classe, le risate nei corridoi durante le ricreazioni, al vero e proprio contatto umano, ed infine e non meno importante le mitiche gite scolastiche di fine anno.
Noi ragazzi ci siamo convinti che fossimo immuni in quanto giovani e che le sole persone soggette a questo virus fossero gli anziani e le persone con patologie pregresse. Ma come abbiamo visto questo virus non fa sconti a nessuno.
Capiranno mai i miei coetanei che tutto questo non è un gioco? Bisogna che contraggano il virus per rendersene conto?”
Certamente una testimonianza toccante, che giunge da una ragazza di appena 16 anni. Auguriamo a Giada un futuro ricco di serenità e speranza, già a partire dal nuovo anno. Oltre ovviamente ad una luminosa carriera nel giornalismo, se mai vorrà prendere questa strada.