La Corte di Cassazione ha reso definitiva la maxi confisca da 100 milioni di euro nei confronti di Gaspare Finocchio, 89 anni, imprenditore edile condannato dalla corte d’appello nel 2007 a 7 anni e 3 mesi di reclusione per associazione mafiosa.
Il provvedimento, eseguito dai finanzieri del comando provinciale su richiesta della Dda, riguarda 6 imprese e 377 immobili (tra terreni, ville, abitazioni, box, magazzini e terreni edificabili e non), tra i quali spiccano i complessi realizzati nel quartiere Brancaccio di Palermo e i villini di “Torre Roccella” a Campofelice di Roccella, nel Palermitano. Ci sono anche 17 rapporti finanziari.
Finocchio era stato arrestato nel 2003 insieme al figlio e ai fratelli Diego e Pietro Rinella, ritenuti i soggetti al vertice della famiglia mafiosa di Trabia. Per lui arrivò quella volta l’assoluzione.
Anche se l’imprenditore si è sempre dichiarato una vittima, dalle indagini è emerso un legame con il clan mafioso di Trabia: in particolare, avrebbe accettato l’intestazione fittizia di alcuni dei beni della famiglia Rinella. Diversi collaboratori di giustizia hanno affermato che Finocchio era socio in affari o comunque un imprenditore “vicino” ad altri autorevoli esponenti mafiosi di Cosa nostra, tra cui i fratelli Graviano.
Gli accertamenti dei finanzieri del Gico delegati dalla Procura hanno evidenziato una significativa sproporzione, che negli anni ’90 ammontava a quasi 6 miliardi di vecchie lire, tra l’ingente valore dei beni e degli investimenti effettuati nel tempo e i redditi dichiarati da Finocchio e dai soggetti ritenuti suoi prestanome, formali intestatari di parte degli asset proposti per la misura ablativa.