E’ passata la mozione di sfiducia al sindaco Domenico Munafò. Sarebbero stati
necessari otto voti ed otto sono stati, quelli di Daniele Biondo, Maria Rita Calabrò, Francesco Canduci, Florinda Duci, Domenico Feminò, Domenico Genovese, Fabio
Valenti ed Emanuela Ferrara.
Sono di fatto quelli che hanno sostenuto lo “stato d’accusa” al sindaco e che sono rimasti in aula fino al termine della seduta e cioè oltre le ore 23.30. Come era facile prevedere è stata una seduta fiume quella di ieri sera, dedicata alla mozione di sfiducia. Assente il consigliere Stella Giunta, dopo la lettura della mozione da parte del presidente del consiglio Emanuela Ferrara, è stato il consigliere Giovanni Zanghì a fare il primo intervento; ha ribadito la sua contrarietà alla sfiducia e poi ha lasciato l’aula.
I consiglieri Angelo Sottile e Davide Abbate, anche loro, dopo aver fatto il loro intervento, hanno abbandonato l’aula. Sottile ha presentato anche una proposta di rinvio del consiglio
comunale, per non incappare in possibili questioni legate ai termini di presentazione della mozione. L’aula ha detto no a maggioranza e con il consigliere Abbate è andato via. Il
sindaco Munafò, nel corso dei suoi interventi, ha difeso l’operato della sua amministrazione, i risultati ottenuti e ha dato una precisa chiave di lettura sulla mozione: “E’ un colpo
di Stato, un golpe ai danni del paese, un clan ha messo le mani su Terme Vigliatore, è stato deciso tutto fuori dal paese e si vuole far passare sulla testa dei cittadini.” E poi ancora:
“State svendendo il paese, riflettete su quanto state facendo!” Non sono mancati scontri accesi; l’ultimo, in ordine di tempo, tra il sindaco ed il consigliere Florinda Duci; motivo
dello scontro la presenza in paese o meno di Munafò nei giorni dell’alluvione.
I consiglieri firmatari della mozione Biondo, Calabrò, Canduci, Duci, Feminò, Genovese e
Valenti, evidenziando le loro posizioni, hanno confermato il loro si alla sfiducia. Lo stesso ha fatto il presidente del consiglio Emanuela Ferrara.