sabato, Novembre 23, 2024

Vaccini anti-Covid in provincia di Messina, nulla si sa sulla somministrazione agli operatori sanitari privati

vaccino

Nonostante il piano di vaccinazione in Sicilia sia stato avviato al pari del resto delle regioni d’Italia, permangono forti disagi e ritardi per la somministrazione delle dosi contro il Covid-Sars 2 a beneficio degli operatori sanitari privati della provincia di Messina.

E’ la denuncia presentata dall’Assocendis – associazione centri diagnostici siciliani – riguardo ai ritardi e alla mancanza di risposte da parte del responsabile vaccinazioni dell’Asp di Messina. Il presidente Filippo Iannelli, in una nota, ha puntualizzato come ad oggi, trascorsi quasi tre mesi dall’avvio del piano vaccinale, gli operatori della sanità privata convenzionata non siano stati inseriti in nessuna lista d’attesa e nulla fa sperare che questo avvenga.

“Le strutture sanitarie private convenzionate come studi radiologici, laboratori d’analisi e centri di fisioterapia, giornalmente, si trovano ad operare e ad essere esposti a rischio di contagio eseguendo tac, risonanze magnetiche, radiografie, prelievi e trattamenti riabilitativi a pazienti potenzialmente affetti da Covid, al pari degli operatori della sanità pubblica. Oggi molte strutture della provincia di Messina sono rimasti fuori dal piano vaccinale regionale.”

E poi ancora: “Chiediamo di capire quali siano i criteri per le somministrazioni, perché alcune strutture hanno già completato la fase di vaccinazione e altre ne sono state completamente escluse e perché si è passato alla vaccinazione di alcune categorie che nella griglia delle priorità stabilite dal piano si trovano dietro le strutture sanitarie convenzionate.
Ci auguriamo che in tempi certi e rapidi si ottemperi a questo gravissimo disagio e che l’Asp di Messina dia una risposta i tal senso.”

Il dottor Iannelli si è detto convinto che la strada migliore per la risoluzione dei problemi sia sempre il dialogo e il confronto, principalmente in questa fase delicata per il paese, ma questo non vuol dire essere calpestati o peggio non avere risposte. “Il dialogo, è quello che stiamo cercando da un mese col responsabile delle vaccinazioni, ritenendo che altre strade, come quelle legali, siano da perseguire come ultima ratio, qualora si continui a non ricevere risposte rassicuranti.”

Infine il presidente Iannelli ha evidenziato come “nonostante la piena disponibilità della direzione sanitaria e le ripetute sollecitazioni agli uffici preposti, in particolare l’unità operativa complessa del dipartimento di sanità pubblica epidemiologia e medicina preventiva e della farmacia territoriale, non abbiamo avuto ancora alcuna risposta, né sappiamo quando ci sarà somministrato il vaccino. Dall’inizio della pandemia abbiamo aperto le porte delle nostre strutture nella battaglia comune contro il virus e  continueremo a farlo, perché è la nostra “mission” di medici e operatori della sanità, ma  come tali pretendiamo garanzie e tutele.”

 

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