venerdì, Novembre 22, 2024

Oggi, 18 marzo, la prima Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid

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Era il 18 marzo 2020 quando l’Italia intera si fermò a guardare attonita le immagini del corteo di camion dell’esercito partiti dal cimitero della città di Bergamo per portare in altre città e regioni le troppe bare delle vittime del Coronavirus.
Una stretta al cuore che si rinnova oggi, rivedendo le fotografie di quei camion che portavano le prime vittime del Covid lontano dalla loro terra d’origine per la cremazione. I camion solcavano le strade deserte, avvolte in un surreale silenzio al quale è impossibile abituarsi. In pochi giorni l’Italia venne catapultata in una realtà che fino a poche ore prima sembrava riguardare solo un’altra parte del mondo.

Ad un anno esatto, oggi, si celebra la prima giornata nazionale delle vittime del Covid, istituita ieri all’unanimità dal Senato. La giornata dedicata ai deceduti a causa della pandemia, ad oggi in Italia oltre 103mila, si celebrerà ogni anno il 18 marzo. E purtroppo la triste conta non si ferma, e solo negli ultimi due giorni le vittime nella nostra nazione sono state 933.

Ed oggi proprio a Bergamo, la città simbolo della prima ondata della pandemia, nella regione che continua a pagare il conto più alto in termini numerici, è arrivato il presidente del Consiglio Mario Draghi.

Il premier ha deposto una corona di fiori davanti alla stele alle vittime al cimitero monumentale, dove anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva posto una corona di fiori lo scorso 28 giugno. Poi al parco della Trucca è stato inaugurato il “Bosco della memoria”, che in un area con 850 alberi e piante ospiterà una serie di isole verdi e aree attrezzate.

Bandiere a mezz’asta, oggi, in tutti gli edifici pubblici d’Italia ed un minuto di silenzio, alle 11, nelle aule parlamentari e davanti ai municipi di tutta la nazione, per non dimenticare gli oltre 100mila volti, le storie, gli affetti e i progetti di vita stroncati dalla pandemia, che ha falcidiato i nostri anziani, veri e propri depositari della memoria nazionale dell’Italia repubblicana. Gli uomini e le donne che hanno reso forte, moderno, e ricco un Paese che usciva dalle rovine della guerra e della dittatura. Alle vittime di questa lunghissima strage, il pensiero più profondo, che oggi deve spronare tutti a non mollare ed a combattere uniti l’ultima decisiva battaglia per sconfiggere questo maledetto virus con l’unica arma a disposizione, quella fornita dalla scienza, il vaccino.

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