Niente zone gialle fino al 30 aprile: tutta Italia sarà colorata di arancione o rosso per tutto il mese con spostamenti vietati in tutto il Paese. Restano chiusi bar e ristoranti, cinema e teatri, palestre e piscine. Niente visite a parenti e amici in zona rossa e possibili in zona arancione all’interno della regione una sola volta al giorno e in un massimo di due persone. Ma se l’andamento della pandemia e della campagna di vaccinazione lo consentiranno, saranno possibili deroghe per ripristinare le zone gialle e dare corso ad alcune aperture anche prima del 30 aprile.
Il consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo decreto-legge con le msiure anti Covid in vigore dal 7 aprile che conferma sostanzialmente l’impianto delle misure già in atto e introduce due importanti novità: l’obbligo di vaccinarsi per tutto il personale che opera nella sanità, farmacisti compresi, e lo stop alla possibilità per i presidenti di Regione di emanare ordinanze, come hanno fatto in questo anno di emergenza, per chiudere le scuole nonostante le indicazioni nazionali prevedessero la presenza in classe.
Il provvedimento che esce dal consiglio dei ministri è il frutto della mediazione del presidente del Consiglio Mario Draghi tra l’ala rigorista della maggioranza, che non voleva neanche il riferimento alle possibili deroghe, e le forze politiche, Lega in testa, che spingevano per le riaperture: non ci sarà l’allentamento subito dopo Pasqua, ma sono previste possibile deroghe, che passeranno comunque da delibere del Consiglio dei ministri, in caso di dati paricolarmente positivi per una zona in relazione ai contagi e al numero dei vaccinati.
Una soluzione arrivata dopo oltre due ore di riunione che consente a tutti di poter affermare di aver ottenuto quanto richiesto.
Avranno l’obbligo di vaccinarsi “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali”. La vaccinazione sarà “requisito essenziale” per l’esercizio della professione. Per chi rifiuta è previsto lo spostamento a “mansioni, anche inferiori” con il “trattamento corrispondente alle mansioni esercitate”. Se ciò non è possibile, “per il periodo di sospensione non è dovuta retribuzione”.
Durerà al massimo sino al 31 dicembre del 2021 la sospensione dei sanitari no vax. La sanzione scadrà prima se gli interessati ci ripenseranno e si sottoporranno alla vaccinazione o comunque al completamento del piano vaccinale. La sospensione interverrà solo se non sarà possibile l’assegnazione del lavoratore a mansioni diverse, che non implicano il rischio di diffusione del contagio.
Nel decreto ci sarà anche lo ‘scudo penale’ per i somministratori, limitando la punibilità ai soli casi di colpa grave. Per omicidio colposo e lesioni personali colpose “verificatisi a causa della somministrazione di un vaccino per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV -2, effettuata nel corso della campagna vaccinale straordinaria in attuazione del Piano” nazionale, “la punibilità è esclusa quando l’uso del vaccino è conforme alle indicazioni contenute nel provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio emesso dalle competenti autorità e alle circolari pubblicate sul sito istituzionale del Ministero della salute relative alle attività di vaccinazione”.
Delusione da parte dei medici per il nuovo dl, al vaglio in queste ore del Consiglio dei ministri, in merito allo ‘scudo penale’ e all’obbligo vaccinale: “E’ incompleta e insufficiente la tutela penale per i professionisti, che hanno operato in un contesto straordinario. E poco incisive anche le norme sull’obbligo vaccinale”. Ad affermarlo è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. “Se il decreto legge sarà approvato nei termini delle bozze che stanno circolando – sottolinea – non possiamo nascondere un pò di delusione”.
“Se il governo intende varare una misura per mettere in sicurezza il personale medico impegnato nella campagna di vaccinazione, non ho nulla in contrario. Certo gli scudi penali di per sè non sono un’ottima idea , ma siamo in momento eccezionale, di cui dobbiamo farci carico. Siamo collaborativi e siamo convinti che questi sacrifici e dalle limitazion alla libertà personale usciremo quando la pandemia sarà alle spalle”. Lo ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia intervistato da Skytg24.
Nel decreto ci sarà una norma per sbloccare tutti i concorsi nella Pubblica amministrazione, compreso quello per i magistrati, dopo il via libera del Comitato tecnico scientifico al protocollo messo a punto dal ministero della Funzione Pubblica. Si potranno fare i concorsi a patto che si svolgano su base regionale e provinciale, evitando dunque lo spostamento dei candidati da una regione all’altra, e, dove possibile “in spazi aperti”. “Dal 3 maggio 2021 è consentito lo svolgimento delle procedure selettive in presenza dei concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni“. E’ quanto prevede la bozza del decreto legge che sarà oggetto della riunione del Consiglio dei ministri. Lo svolgimento delle prove deve avvenire “nel rispetto delle linee guida validate dal Comitato tecnico scientifico”.
“L’intervento giuridico sull’obbligo vaccinale – condiviso da tutto il Governo – è in linea con l’obiettivo di accelerare il completamento del piano di vaccinazione, priorità su cui l’ intero Esecutivo è concentrato. E in questa direzione, va anche la norma sulla responsabilità sanitaria da somministrazione del vaccino anti covid”. È quanto dichiara la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, dopo l’approvazione del decreto legge anti- covid da parte del Consiglio dei Ministri.
“Leggiamo dalle agenzie di stampa che il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto legge in materia di misure anticovid. Scopriamo che non ci sono più zone bianche e gialle e che molte attività economiche resteranno chiuse per ancora un mese senza alcuna certezza sui tempi di erogazione dei ristori per le chiusure precedenti. E per la prima volta i sindaci e i presidenti di Provincia non sono stati consultati né informati sulle misure contenute nel testo”. Lo dichiara Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci.