Istituita nel 2007 dall’Unione Europea per condannare le discriminazioni che ancora moltissime persone sono costrette a subire sulla base del loro orientamento sessuale, il 17 maggio di ogni anno si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.
La data è simbolica, perché fu proprio il 17 maggio del 1990 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità eliminò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.
La Giornata (conosciuta anche con l’acronimo IDAHOBIT, International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia) è promossa dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia ed è riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite.
Da allora sono passati diversi anni e ma purtroppo restano persone che ancora classificano l’omosessualità come un problema o una patologia. Tuttavia, la Giornata rimane un momento importante per puntare i riflettori su quanti problemi rimangono da risolvere prima di poter parlare di uguaglianza sul piano formale e sostanziale.
Nel corso degli ultimi anni la società ha gradualmente imparato ad accettare la comunità omosessuale, bisessuale e transessuale (in parte perfino i più religiosi e “conservatori”). Una buona notizia, che però è spesso “oscurata” da atti di violenza fisica e verbale ai danni della comunità LGBT+.
Chi non ha mai sentito un insulto rivolto ad una persona non eterosessuale? E chi può dire di non aver mai assistito o di non essere mai venuto a conoscenza di un caso di violenza “giustificata” solo dall’orientamento sessuale della vittima? Probabilmente nessuno.
Per questo la prevenzione della violenza e dei reati d’odio, così come la sensibilizzazione alla tematica, rimane un obiettivo primario.
Già nel novembre del 2019 un toccante monologo di Tiziano Ferro aveva portato tanti italiani a riflettere sul tema del bullismo e di qualsiasi altra discriminazione:
Da mesi al centro dell’attenzione dei media c’è la Legge Zan, che prevede un inasprimento delle pene per chi incita all’odio o commette atti di violenza per questioni legate a genere, orientamento sessuale o disabilità.
Recentemente l’intera opinione pubblica ha dimostrato grande sostegno alla legge, promossa anche da Fedez sui suoi canali social e, tra le polemiche, anche al concertone del primo maggio a Roma.
“L’approvazione non era considerata urgente, perché si dice che ‘ci sono altre priorità in un Governo d’emergenza’, ma ora l’opinione pubblica sta cambiando”, ha dichiarato Armando Caravini, presidente di Arcigay Catania, prima di spiegare gli argomenti utilizzati dai detrattori della Legge Zan.
Educare le nuove generazioni al rispetto dei diritti e contro il bullismo è un progetto fondamentale delle associazioni per la comunità LGBT+. Il risultato dell’impegno di tanti attivisti in tutta Italia ha prodotto “No-Bullying“, progetto finanziato e promosso dal Ministero dell’Istruzione nell’ambito di una rete civica contro il cyberbullismo.
Il timore che le associazioni LGBT+ condizionino in qualche modo i ragazzini non sta in piedi: i detrattori tentano di trasformare un progetto educativo in un complotto, quando invece il vero obiettivo è quello di non far sentire nessuno “diverso” e rendere accettabili tutti gli orientamenti sessuali senza discriminazione e atti di odio.