Polizia e Carabinieri, su delega della Procura di Palermo, hanno fermato 16 persone accusate di associazione mafiosa ed estorsione aggravata del metodo mafioso nell’ambito di una operazione che chiude due anni di indagini sul mandamento mafioso di Brancaccio-Ciaculli.
L’inchiesta ha svelato gli organigrammi delle famiglie mafiose di Roccella e di Brancaccio, individuato gli elementi di vertice dei clan e ricostruito 50 episodi estorsivi.
Il territorio, emerge dagli accertamenti degli inquirenti, è fortemente condizionato dalla presenza di cosa nostra e gli imprenditori e i commercianti, prima di avviare le loro attività, sono soliti chiedere l’autorizzazione al referente mafioso della zona. Nessuna vittima del racket ha presentato denuncia alle forze dell’ordine.
In alcuni casi, i commercianti si sono preoccupati di non figurare nel “libro mastro” delle estorsioni o di offrire all’estortore un escamotage per eludere eventuali controlli di polizia.
Perfino durante l’emergenza Covid, i pochi negozianti rimasti aperti, peraltro con volumi da affari assolutamente esigui, sono stati costretti a versare i soldi alla mafia.
Secondo gli investigatori, al vertice della famiglia mafiosa di Roccella, finita sotto inchiesta insieme a quella di Brancaccio, sarebbero Giovanni Di Lisciandro e Stefano Nolano: avrebbero gestito la rete relazionale mafiosa, fissando gli incontri con gli altri associati con la massima riservatezza e avrebbero gestito i proventi delle estorsioni e del traffico di stupefacenti con particolare attenzione al mantenimento dei familiari dei detenuti.
In cella, tra gli altri, è finito Giuseppe Greco, 63 anni, cugino di Leandro Greco il giovanissimo referente della commissione provinciale di cosa nostra e capo mandamento di Ciaculli, arrestato due anni fa.
È stato accertato che a seguito dell’arresto di Leandro Greco il mandamento mafioso è stato retto da Giuseppe che si è occupato di tenere i rapporti con le famiglie mafiose di Brancaccio, Roccella e Corso dei Mille. Il presupposto per assicurare nel tempo ai due l’egemonia sugli altri clan assorbiti sotto l’influenza del mandamento mafioso di Ciaculli è stato assicurato dal rapporto di parentela con il noto boss mafioso Michele Greco detto “il papa”. Leandro ne è infatti nipote in linea diretta mentre Giuseppe è figlio di Salvatore greco, detto “Il senatore”, fratello di Michele.
Le indagini hanno accertato anche il ruolo di Ignazio Ingrassia detto “il boiacane”. L’anziano mafioso ha fornito il suo apporto al vertice del mandamento nella gestione degli affari.
Il duumvirato Greco Ingrassia si è infatti occupato di gestire le dinamiche legate al sostentamento economico delle famiglie dei carcerati cercando le risorse grazie ad una vasta e complicata rete di attività illecite. Il vertice imponeva un vero e proprio controllo capillare del territorio intervenendo nella compravendita di terreni e immobili e gestendo il mercato della droga.
La sensaleria caratterizza storicamente il modus operandi delle cosche e costituisce un caratteristico strumento di imposizione della loro egemonia sul territorio. Le indagini hanno accertato che la forza intimidatrice degli uomini d’onore di Ciaculli era in grado di raggiungere dimensioni ancora più invasive rispetto alla mera richiesta del pagamento di una tangente sulla compravendita di immobili e terreni. Greco, con alcuni complici, ha infatti in un’occasione imposto la vendita di un immobile in favore di un uomo d’onore obbligando il legittimo promesso acquirente a rinunciare all’affare.