Sono trascorsi due anni da quando l’intero territorio dei Nebrodi è stato sconvolto dalla notizia della sparatoria nel pieno centro storico di Ucria, che ha causato la morte di Antonino e Fabrizio Contiguglia, 62 e 27 anni, zio e nipote, uccisi dal 31enne di Paternò Salvatore Russo.
Alla base del duplice omicidio, secondo il gip, una lite per un posteggio avvenuta la sera precedente. Russo ed il cognato, Daniele Balsamo, stavano infatti trascorrendo le ferie con le rispettive famiglie in una casa affittata nel centro storico di Ucria. Un posto auto aveva però portato ad uno scontro, il giorno prima, con Santino Contiguglia. Così nella serata di ferragosto, insieme ad altri quattro familiari, Santino Contiguglia si era recati a casa di Russo, chiedendogli con violenza di uscire per un chiarimento. “Una spedizione punitiva”, la definì il procuratore Angelo Cavallo.
La prima ipotesi avanzata dagli inquirenti era che il paternese si fosse impossessato dell’arma durante una colluttazione, sparando poi i colpi mortali. I suoi legali avevano così invocato la legittima difesa, anche se l’ipotesi era subito stata esclusa data la dinamica della sparatoria.
Secondo la ricostruzione balistica, infatti, Salvatore Russo avrebbe estratto la pistola dalla tasca dei pantaloni per sparare a bruciapelo e a distanza ravvicinata due colpi all’indirizzo di Antonino e Fabrizio Contiguglia, colpiti alla testa ed entrambi morti sul colpo.
Nell’avviso di conclusione indagini è anche emerso che la pistola, una Beretta semiautomatica calibro 7.65, era di proprietà dello stesso Russo, che la deteneva illegalmente. Secondo gli inquirenti nella notte tra il 14 e il 15 agosto, dopo la lite con Santino Contiguglia, Russo sarebbe tornato a Paternò proprio per prendere l’arma.
Per la vicenda sono stati rinviati a giudizio, alla Corte d’Appello di Messina, non solo Salvatore Russo, accusato degli omicidi di zio e nipote e del tentato omicidio di Salvatore Contiguglia, ferito alla spalla mentre tentava di fuggire, ma anche altri tre componenti del nucleo familiare delle vittime: Vittorio, Santino e lo stesso Salvatore Contiguglia, che dovranno rispondere di violenza privata in concorso. Vittorio Contiguglia, padre di Fabrizio, è chiamato a rispondere anche di minacce nei confronti del Russo e del cognato Daniele Balsamo e porto senza giustificato motivo di coltello da cucina.
Subito dopo l’uccisione del figlio Fabrizio, infatti, Vittorio Contiguglia avrebbe impugnato un coltello di 15 centimetri minacciando di morte Russo e Balsamo. “Io venti anni me li sono fatti ed altri venti me li faccio con piacere – avrebbe detto il 56enne –, vi vengo a prendere ovunque vi troviate, ve la faccio pagare, vi ammazzo”, gli avrebbe detto.
Conclusa la fase centrale del processo, quella dell’istruttoria dibattimentale, una nuova udienza è stata fissata per il 15 settembre alla Corte d’Assise di Messina. Il collegio giudicante potrà decidere di avviare la fase della discussione finale oppure procedere ad allungare il dibattimento.