venerdì, Novembre 22, 2024

39 anni fa la morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie da parte della mafia. Palermo non dimentica

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Palermo non dimentica e nemmeno il resto del Paese, anche se sono già trascorsi 39 anni, da quel 3 settembre 1982, quando il Generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa fu assassinato dalla mafia insieme a sua moglie Emanuela Setti Carraro, nel pieno centro del capoluogo siciliano, con uno schiaffo, l’ennesimo, in pieno volto a quello Stato che non riusciva a fronteggiare lo strapotere militare e politico di Cosa Nostra.

Il generale dei Carabinieri, che aveva guidato la controffensiva dello Stato contro il terrorismo, era a Palermo da soli 100 giorni, inviato dal Governo Spadolini per arginare quel fiume di sangue versato dalla mafia che inondava il capoluogo.

Erano gli anni del terrore, della seconda guerra di mafia e di quella sequela di omicidi eccellenti con cui Cosa Nostra sfidava e si opponeva al potere dello Stato: Boris Giuliano, Cesare Terranova, Piersanti Mattarella, Gaetano Costa e Pio La Torre, assassinato il 30 aprile 1982, il giorno in cui Carlo Alberto dalla Chiesa si insediava a Palermo come prefetto.

L’allora ministro dell’interno Virginio Rognoni aveva promesso al generale poteri straordinari, alla stregua di quelli concessi nella lotta al terrorismo, per contrastare la guerra tra le cosche, che insanguinava l’isola. Poteri, però che non arrivarono mai. Nonostante ciò, nonostante di fatto Carlo Alberto Dalla Chiesa fosse un uomo solo contro Cosa Nostra a Palermo, anche quella sera aveva portato a termine il suo lavoro e si stava recando a Mondello con sua moglie Emanuela, dove avrebbero dovuto cenare. Alle ore 21:15 la A112 del Prefetto Dalla Chiesa stava percorrendo la Via Carini. A bordo ci sono lui sul sedile anteriore passeggero e alla guida la moglie Emanuela Setti Carraro.

La vettura fu affiancata da una BMW, dalla quale partirono alcune raffiche di Kalashnikov AK-47. Non ebbero scampo il prefetto e la sua giovane moglie. L’agente di Polizia Domenico Russo, scorta del prefetto, che seguiva su un altro mezzo, fu investito da una raffica di mitra partita da una motocicletta. Morì 12 giorni dopo, il 15 settembre 1982 per le gravi ferite riportate nell’agguato. La strage è stata ricordata oggi a Palermo, con una una messa e una cerimonia, in via Carini.

Tra i presenti alla cerimonia il sottosegretario di Stato Nicola Molteni in rappresentanza del governo nazionale, il generale Teo Luzi, comandante generale dell’Arma dei carabinieri, la parlamentare europea Caterina Chinnici, l’ex presidente del Senato Piero Grasso, il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, l’assessore regionale Gaetano Armao, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, i vertici degli uffici giudiziari e delle forze dell’ordine.

«Dall’impegno – dichiara il presidente Musumeci – per l’istituzione del Nucleo speciale antiterrorismo alla caparbietà con cui, grazie alle sue intuizioni, si arrivò poi al riconoscimento giuridico della figura del collaboratore di giustizia, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha lasciato un segno indelebile nel travagliato percorso per l’affermazione della legalità e della giustizia e nel tenace contrasto a Cosa Nostra. Oggi, nell’anniversario della spietata esecuzione sua, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo, Palermo e la Sicilia rinnovano il ringraziamento riconoscente e commosso dovuto ai servitori dello Stato che, per la difesa di questi valori, si sono spinti, consapevoli, sino al sacrificio stesso della loro esistenza».

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