Rigetto dei ricorsi. La Cassazione ha confermato la sentenza emessa dalla corte d’appello di Reggio Calabria, riguardante l’incidente del 4 settembre 2007, avvenuto sull’autostrada A20 Messina-Palermo all’altezza dello svincolo di Milazzo, che costò la vita alla studentessa universitaria di Naso Emanuela Pruiti.
I giudici reggini avevano disposto la prescrizione per Gaspare Sceusa, al tempo responsabile del settore tecnico del Consorzio Autostrade Siciliane, disponendo a carico dello stesso Sceusa e del Consorzio Autostrade il risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede per Giuseppe Pruiti e Anna Maria Bertolino, genitori della ragazza, costituitisi parte civile con l’avvocato Francesco Cacciola.
Questi gli effetti della sentenza della Suprema Corte che ha rigettato i ricorsi presentati dall’ente e dall’unico imputato; con lui, in alcuni gradi di giudizio, c’era stato anche Salvatore Siracusa, al tempo direttore tecnico di esercizio del Cas, per il quale la corte d’appello di Reggio Calabria aveva disposto una sentenza di non luogo a procedere.
E’ la seconda volta che la Cassazione si pronuncia sulla vicenda dell’incidente che costò la vita della giovane studentessa di Naso. Sceusa e Siracusa erano stati condannati in primo grado al tribunale di Barcellona per omicidio colposo ad un anno e quattro mesi di reclusione. Nell’ottobre 2017 la corte d’appello di Messina aveva disposto l’assoluzione per entrambi; infine la Cassazione, accogliendo il ricorso della procura generale e dell’avvocato di parte civile Francesco Cacciola, annullò la sentenza di assoluzione, rinviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Appello di Reggio Calabria.
Nel novembre dello scorso anno i giudici reggini disposero il non doversi procedere per Siracusa, la prescrizione per Sceusa ed il risarcimento del danno alle parti civili, sentenza che ora, dopo il rigetto dei ricorsi dell’unico imputato e del Cas, è stata confermata in Cassazione, così ponendo fine all’intera vicenda in sede penale.