Un nutrito numero di famiglie della diocesi di Patti ha partecipato, all’istituto “Zito” di Sant’Agata Militello al ritiro di Avvento fortemente voluto dal vescovo monsignor Guglielmo Giombanco.
E’ stato un primo momento comunitario, indubbiamente più che proficuo, del cammino che si intende intraprendere nella Chiesa pattese come Pastorale Familiare, un cammino fatto di ascolto, di riflessione, di spiritualità, di impegno concreto. Il vescovo ha dettato la propria riflessione sul tema “Devo fermarmi a casa tua”, facendo riflettere sull’incontro di Gesù con
Zaccheo. “Gesù – ha sottolineato – sa andare oltre l’opinione comune, è capace di sentire in grande, di vedere in profondità. Vede un uomo dove gli altri vedono solo un delinquente, coglie innanzitutto nel suo interlocutore la condizione di essere umano, si accorge di un bisogno interiore senza nutrire alcuna prevenzione”.
Monsignor Giombanco si è poi soffermato su alcuni verbi: guardare (“Gesù alza lo sguardo e per Lui guardare è amare”), scendere (“Quando si scende si annullano le distanze”),,
fermarsi (“Restare per condividere tutto ciò che c’è di bello, di buono, ma anche le difficoltà, le ansie della famiglia”), accogliere (“Chi accoglie l’altro non lo accoglie
solo fisicamente, ma fa spazio a lui nel proprio cuore”), dare (“Esprime la maturità umana di chi supera la logica autoreferenziale, di concentrarsi troppo su se stessi. Per
stare bene bisogna dare”).
“L’amore – ha specificato – apre le serrature del cuore, accende il desiderio, mette in
movimento la vita, fa camminare per ritrovarsi e fermarsi insieme a casa, che diventa il luogo dell’intimità, della gioia, del vivere insieme relazioni attraverso le quali si
condividono gesti di amore e di umanità”. “Non dimentichiamo – ha concluso – che il cristianesimo è nato in una casa, in una famiglia umile e semplice di Nazareth, non in una basilica o parrocchia e rinascerà da quelle famiglie che accoglieranno Cristo al loro interno per testimoniare la forza dell’amore che fa grandi cose”.
Molto “produttivi” sono stati i gruppi di lavoro per vicariato, da cui è emerso un “unico sentire”: la necessità di incontrarsi spesso per “ricaricarsi” e per gettare sempre
più e meglio le basi di un cammino comune, al fine di coinvolgere le famiglie delle parrocchie. Sono tante, oggi più che mai, anche in diocesi, le necessità delle famiglie, che hanno bisogno di essere, prima di tutto, ascoltate, “accompagnate”, aiutate a riscoprire la bellezza dell’amore.
Per questo l’Equipe Diocesana di Pastorale Familiare, facendo proprio un forte desiderio del vescovo, che più volte ha parlato di “un sogno che si realizza”, intende “prendere a cuore” anche le giovani coppie e le cosiddette “famiglie irregolari”, per offrire a tutti l’opportunità di “sentirsi Chiesa” e “parte” di un cammino comune. Questo perché, come ha ribadito monsignor Giombanco nell’omelia della messa, commentando il vangelo, “ci sono sentieri da raddrizzare, burroni da riempiere, vie tortuose da rendere diritte”.