sabato, Novembre 23, 2024

Mistretta, consiglio comunale aperto e sit-in per il diritto alla salute. I Nebrodi alzano la testa

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Manifestazioni di protesta e un consiglio comunale aperto ieri a Mistretta con la partecipazione dei deputati all’Ars Pino Galluzzo di Diventerà Bellissima, Valentina Zafarana e Antonio De Luca del M5S, della deputata nazionale Antonella Papiro del M5S, mentre da remoto è intervenuta la deputata regionale Elvira Amata. Il comune montano di Nebrodi è al centro della cronaca per la vicenda della morte del piccolo Brando, nato prematuro e morto subito dopo il due dicembre scorso in una piazzola della A/20 Messina-Palermo mentre la madre tentava disperatamente di raggiungere il punto nascita di Patti.

La comunità amastratina, scossa per il dramma che ha colpito la famiglia del piccolo, che in controtendenza rispetto alla storia recente di abbandono del territorio, aveva scelto proprio Mistretta come luogo in cui stabilirsi, è scesa in piazza alle 17, con un sit-in organizzato dal movimento politico “Svolta Concreta”.

Alle 18:00 è poi iniziato al cineteatro “Falcone e Borsellino” il consiglio comunale aperto, convocato in seduta urgente dal Presidente del Consiglio Carmelo Nucera, a cui hanno preso parte diversi sindaci dei distretti sanitari in cui ricadono i due presidi ospedalieri, Mistretta e Sant’Agata Militello, che hanno visto il progressivo depotenziamento dei servizi sanitari e ospedalieri e la chiusura dei rispettivi punti nascita.

“Era una tragedia annunciata” ha detto Tatà Sanzarello “Noi siamo qui questa sera a richiedere con forza che gli ospedali di Sant’Agata e Mistretta, anche in una integrazione funzionale, possano tornare ad erogare servizi sanitari come lo facevano prima. Proporremo a cominciare da questa sera un nostro piano sanitario che guarda alle due strutture di Sant’Agata e Mistretta” ha annunciato il sindaco amastratino.

“C’è una scarsa volontà politica” ha detto il sindaco di Sant’Agata Militello, Bruno Mancuso “perché non si capisce il motivo per cui non partano nemmeno i servizi che la stessa rete ospedaliera regionale prevede e si continuano a sopprimere reparti ed ambulatori”.

Durante il consiglio comunale tutti i sindaci, che hanno preso parola non hanno lesinato critiche e preoccupazione per i risultati delle scelte passate e presenti di politica e programmazione sanitaria assunte sia dai governi nazionali, che da quelli regionali, chiedendo a gran voce provvedimenti concreti. Durante il dibattito l’onorevole Pino Galluzzo ha ribadito l’impossibilità per il governo regionale di intervenire sulle linee guida in materia sanitaria disposte dal governo nazionale nel 2015 con il decreto Balduzzi, chiedendo che l’intervento della deputazione nazionale punti proprio a modificare le norme attuali. Deputazione accusata di incapacità e di essere distante dai reali problemi del territorio. L’onorevole Galluzzo ha poi lasciato il civico consesso per altri impegni. Alle accuse hanno replicato i deputati Papiro e De Luca, quest’ultimo continuando a ribadire che sulla base degli atti esaminati con accesso, il Ministero aveva evidenziato la possibilità per il governo regionale di mantenere il punto nascita santagatese, nell’ambito della autonomia riconosciuta alle Regioni dalla Carta costituzionale nella programmazione in materia sanitaria, dovendo però garantire la sussistenza dei parametri di sicurezza stabiliti dalla legge nazionale.

Proprio durante il consiglio, è intervenuto con una nota via socia l’assessore regionale alla salute Ruggero Razza, smentendo chi attribuisce colpe alla Regione sulla chiusura del punto nascita di Sant’Agata. “La Sicilia, nel 2019, ha chiesto la deroga. Non si sa per quale ragione, pur citandola nel corso del proprio parere, l’organismo nazionale ministeriale nega di averla ricevuta. Il comitato ha espresso comunque il suo parere con una motivazione che non abbiamo condiviso. Non è vero che il disagio orografico sia modesto e non mi convincono neppure i rilievi sul difficile approvvigionamento del personale. È una visione ragionieristica ed abbiamo deciso di andare avanti per cercare di ottenere la revisione del parere nazionale”.

Intanto a Cesarò e San Teodoro, dove dal primo dicembre è stata chiusa la guardia medica e da oltre un anno manca la figura del pediatra, è esplosa la protesta dei cittadini.

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