È un grido d’allarme quello lanciato dai lavoratori metalmeccanici per l’industria messinese. Arriva dall’XI Congresso provinciale della Fim Cisl che si è tenuto alla Raffineria di Milazzo e che ha confermato come segretario generale Giuseppe Crisafulli con l’ingresso in segreteria di Salvatore Irrera e Damiano Tomasello.
I lavori, ai quali hanno preso parte il Segretario nazionale della Fim Cisl Ferdinando Uliano, il Segretario Generale della Fim Cisl Sicilia, Pietro Nicastro e il Segretario Generale della Cisl Messina Antonino Alibrandi, hanno tracciato il quadro dell’industria sul territorio messinese. È toccato al segretario generale territoriale Giuseppe Crisafulli illustrare la situazione ai delegati.
«Nelle quattro aree più industrializzate – ha evidenziato nella sua relazione introduttiva – da Cantieri Navali, all’area di Giammoro, la A2A energie future e la Raffineria, e in generale, nel messinese, si registrano scarsissimi investimenti». Nell’industria, insomma, la bufera Covid è ancora forte.
Cantieristica Navale
«Negli ultimi decenni nei Cantieri Navali di Messina venivano impiegati circa cinquemila persone nelle attività di manutenzione e costruzione delle navi e degli aliscafi, oggi la paura campeggia su quell’area con lavoratori presi nella morsa del ricatto tra la rappresaglia delle società e di qualche sindacato autonomo che imbavaglia i lavoratori».
Area industriale Giammoro
«Pensavamo che gli spiragli positivi di ripresa offerti dal mercato potessero dare nuova forza a diverse realtà fra cui la Duferco. Ma, purtroppo, nelle scorse settimane siamo stati chiamati dalla direzione per firmare una nuova procedura di cassa integrazione. Spingendoci sino a Villafranca Tirrena, zona in passato fiore all’occhiello dell’industria, piccole aziende manufatturiere, tra cui la società ISOMETAL, specializzata nella produzione di pannelli metallici coibentati, stanno subendo dei contraccolpi dal mercato, per ciò che concerne il reperimento di tutte le materie prime e l’aumento dei costi.
A2A
«Altro stabilimento con grandi problemi di permanenza in produzione è l’A2A energie future. Svariati progetti per l’ammodernamento degli impianti sono stati bocciati dalla Regione Sicilia, non ultimo un investimento da 400 milioni di euro che avrebbe dato respiro all’occupazione per almeno quattro anni con un incremento di manodopera per la realizzazione e futura manutenzione dell’indotto».
Raffineria RAM
«Prima della pandemia venivano investiti circa 100 milioni di euro l’anno. Adesso tutto è legato alla transizione energetica e nel più breve tempo possibile occorrerà mettere in campo risorse economiche per l’ammodernamento degli impianti per ridurre l’inquinamento e continuare a rimanere produttivi».
Una speranza arriva dalle risorse del PNRR, che offrono una grande opportunità, ma bisogna sfruttarle al meglio. «Gli interlocutori istituzionali – ha concluso Crisafulli – ovvero le imprese, le amministrazioni pubbliche, le istituzioni regionali e comunitarie, i centri di ricerca e il mondo della cultura e della formazione – non sembrano essere ancora pronti. Si deve creare lavoro mettendo in campo soluzioni che possano rendere il territorio appetibile alla permanenza di quei gruppi imprenditoriali che, invece, pensano già a delocalizzare».
«L’industria – ha ricordato il segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi – nella nostra provincia mantiene in piede un sistema economico con una redditività importante. È fondamentale ragionare sulla riconversione ma su questo tema occorre confrontarsi e lavorare insieme. Ci vuole una visione complessiva per garantire occupazione, continuità lavorativa, riconversione dei siti e recupero ambientale. Le aree industriali sono anche ostaggio di un sistema regionale, quello dell’Irsap, che non funziona. Bisogna immaginarlo diversamente, serve aprire a livello regionale un dialogo per mettere a sistema e reddito le aree interne del territorio. Anche le Zes sono aree strategiche ma, oggi, sono scatole vuote. Occorre strutturarle normativamente e poi investire per creare produzione perché le Zes senza aree industriali non sono nulla e le aree industriali senza Zes sono qualcosa di monco».
«In Sicilia – ha sottolineato il segretario regionale Pietro Nicastro – abbiamo una situazione catastrofica soprattutto per le Raffinerie e l’indotto, con proiezioni preoccupanti. Rallentano le produzioni, cambiano le strategie delle aziende, si riducono le attività. La Politica deve dare una impostazione generale, non possiamo permetterci di lasciare a casa i lavoratori. Non possiamo vivere solo di sole, mare e turismo. L’industria è valore aggiunto che crea economia».
«C’è un tema – ha detto nelle conclusioni il segretario nazionale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano – che stiamo ponendo con forza al Governo: bisogna scaricare sul territorio gli investimenti del Pnrr. Servono risorse dedicate per accompagnare la transizione in tutto il territorio nazionale. Per noi è indispensabile attuare politiche industriali che sostengano tutto il settore. Stiamo lavorando tanto su Termini Imerese dove ci attendiamo un ruolo importante della Regione. Solo grazie all’azione del Governo si possono chiamare a responsabilità le grandi imprese multinazionali. L’azione forte che serve è quella di mettere insieme tutti per indirizzare anche le tipologie di produzione come semiconduttori o batterie che non ci sono nel nostro Paese».