Revocate le misure cautelari disposte lo scorso dicembre a carico di due professioniste indagate nell’ambito dell’inchiesta “Relax”, condotta dalla Guardia di Finanza di Palermo su presunti abusi e torture perpetrati nei confronti di 23 pazienti disabili ospitati nella struttura “Suor Rosina La Grua” di Castelbuono. Lo ha deciso lo scorso 17 gennaio il tribunale del riesame di Palermo, Presidente Alessia Geraci, giudici Rocco Cocilovo e Carmen Salustro, accogliendo il ricorso presentato dall’educatrice Sara Raimondo difesa dall’avvocato Salvatore Marandano e dalla fisioterapista Fiorenza Sottile, assistita invece dall’avvocato Pietro Minutella.
35 i soggetti indagati a vario titolo, dei reati di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture e raggiunti da ordinanza di misura cautelare, disposta dal GIP del Tribunale di Termini Imerese. Dieci erano stati ristretti in carcere, sette ai arresti domiciliari, cinque sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza e tredici destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno, tra cui l’educatrice e la fisioterapista.
Le indagini condotte dalle fiamme gialle palermitane, coordinate dalla Procura di Termini Imerese guidata da Ambrogio Cartosio, avevano documentato – per uno dei filoni dell’inchiesta relativa alla Onlus – anche attraverso filmati, come il personale della struttura, con la compiacenza della proprietà, avrebbe fatto ricorso a punizioni, percosse, offese gratuite e denigranti, nei confronti degli ospiti, tutti affetti da gravi disabilità intellettive e psichiatriche. In alcuni casi i pazienti sarebbero stati rinchiusi, sia di giorno che di notte, all’interno di un locale di pochi metri quadrati completamente vuoto e privo dei servizi igienici, denominato “stanza relax”, dove i disabili rimanevano, spesso per diverse ore, al buio e senza alcuna assistenza, implorando di uscire, supplicando per avere dell’acqua o del cibo, dovendo espletare i propri bisogni fisiologici sul pavimento.
Gli avvocati delle due professioniste hanno sostenuto che le due indagate sarebbero del tutto estranee alle terribili violenze contestate dalla Procura. La difesa dell’educatrice Raimondo ha sostenuto che l’indagata avrebbe lasciato all’interno della stanza i pazienti che accudiva soltanto per pochi minuti e che, su circa 400 episodi avvenuti, avrebbe preso parte soltanto ad una decina di questi rispettando, in quelle circostanze, i protocolli previsti. Inoltre, secondo il legale, in nessun caso la donna sarebbe stata ripresa mentre insultava, picchiava o umiliava gli ospiti della struttura.
Per l’altra indagata, Fiorenza Sottile, fisioterapista, la difesa ha invece evidenziato che la professionista avrebbe lavorato ad un altro piano della struttura e che sarebbe stata a contatto con le presunte vittime soltanto per il lasso di tempo in cui questi venivano sottoposti a trattamenti di fisioterapia.
Le motivazioni del dispositivo emesso dai giudici del Tribunale del Riesame saranno depositate a 45 giorni dal provvedimento.