sabato, Novembre 23, 2024

Reddito di cittadinanza: denunciate cinque persone ritenute mafiose o familiari di mafiosi

Carabinieri reddito di cittadinanza

Avrebbero percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, utilizzando dichiarazioni false e omettendo informazioni dovute. Da qui la denuncia per cinque persone ritenute mafiose o familiari di mafiosi da parte dei carabinieri della compagnia di Paternò con quelli del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania.

Gli investigatori hanno scovato tra i beneficiari soggetti appartenenti a consorterie mafiose attive nel capoluogo etneo e in provincia che, pur essendo gravati da sentenze passate in giudicato per i reati di associazione di tipo mafioso, hanno personalmente richiesto ed ottenuto il beneficio. In particolare:

uno, attualmente detenuto, capo e organizzatore del clan “Alleruzzo-Assinnata-Amantea”, articolazione territoriale della famiglia “Santapaola-Ercolano” di Catania, arrestato nell’ambito dell’operazione “Sotto Scacco” condotta dai carabinieri di Paternò e dalla Dda della procura etnea, conclusasi il 04.05.21 con l’esecuzione di 40 ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Un’altra, attualmente detenuta, appartenente al clan “Rapisarda”, attivo nel comune di Paternò e articolazione locale della famiglia “Laudani” di Catania, moglie di Rapisarda Salvatore, alias “Turi u porcu”, reggente dell’omonimo clan, attualmente detenuto in regime speciale art.41-bis.

Infine un terzo, appartenente al “gruppo di Picanello” della famiglia “Santapaola-Ercolano” di Catania ed altre due donne che hanno richiesto e ottenuto il beneficio, per conto dei propri coniugi, pur essendo anche quest’ultimi gravati da sentenze di condanna definitive per associazione di tipo mafioso (nello specifico, appartenenti rispettivamente al “gruppo di Picanello” della famiglia “Santapaola-Ercolano” e al clan “Morabito-Rapisarda”, attivo nel comune di Paternò e articolazione locale della famiglia “Laudani” del capoluogo etneo).

Il reddito di cittadinanza, com’è noto, è subordinato ad una serie di requisiti da possedere cumulativamente all’atto della presentazione dell’istanza e per tutta la durata del beneficio; chi lo richiede e i componenti del nucleo familiare del richiedente, nei dieci anni precedenti, non devono essere stati condannati (con sentenze irrevocabili) per reati, tra gli altri, di associazione di tipo mafioso o truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

L’importo complessivo riscosso indebitamente, a vario titolo tra marzo 2020 e lo scorso settembre, è di oltre 48 mila euro. L’Inps, che ha confermato l’importo, su delega della procura della Repubblica di Catania, ha revocato immediatamente il beneficio e avviato le necessarie procedure di restituzione di quanto illecitamente percepito, evitando così che l’Erario continuasse ad elargire ai soggetti denunciati ulteriori consistenti somme non dovute nel corrente mese.

Questa operazione rientra tra le numerose condotte in ambito provinciale dai reparti dell’Arma, anche in collaborazione con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Catania; hanno consentito, nel 2021, di acquisire elementi indiziari sul conto di 149 persone che, a vario titolo, con false attestazioni, hanno indebitamente goduto delle somme di denaro pubblico destinate loro per un ammontare complessivo di oltre un milione di euro.

Di rilievo, in particolare, gli accertamenti che nell’aprile scorso hanno consentito, su delega della procura distrettuale etnea, l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo delle carte di reddito di cittadinanza nei confronti di 76 soggetti (tra questi anche alcuni “uomini d’onore”), indebiti percettori per aver utilizzato dichiarazioni attestanti cose non vere nonché omettendo informazioni dovute.

 

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